martedì 31 gennaio 2017

RECAP mensile - Gennaio 2017

Hello!
Oggi ultimo giorno del primo mese dell'anno, ho deciso di inaugurare una piccola rubrica tutta mia. Niente di particolarmente originale, si tratta infatti di un recap delle letture del mese che termina, da pubblicare proprio l'ultimo giorno, con lo scopo di riassumere i libri letti. L'esigenza di farlo deriva dal fatto che come sapete non recensisco qui sul blogghino tutti i libri che leggo, per cronica mancanza di tempo: ho cominciato quindi a pensare, mentre scrivevo il recap annuale dei libri letti nel 2016, di inserire in una rubrica di questo tipo qualche riga di commento ai libri di cui non trovate la recensione. Magari ho bisogno di far sedimentare le mie sensazioni prima di scriverne, magari poi altre cose hanno il sopravvento, fatto sta che spesso dei libri che leggo e che pure mi piacciono molto non lascio tracce sul blogghino, o magari non subito.
Con questa rubrichina, spero di poter comunque dare spunti interessanti di lettura a chi deciderà di seguirla.

Allora, andiamo a cominciare!

Libri letti nel mese di Gennaio 2017

L'estate fredda - Gianrico Carofiglio. Una bella storia di guardie e ladri, con bei personaggi e una struttura narrativa solida. Mi è piaciuta moltissimo la scelta stilistica di narrare alcune parti fondamentali per la storia attraverso i verbali di polizia: un linguaggio potente e simbolico. Il maresciallo Pietro Fenoglio è perfetto nelle sue contraddizioni, nella sua flemma, nella sua dolente umanità. 
Ti muovi sempre su una linea sottile, dove l'equilibrio è precario. Devi stare in guardia per non inciampare, e cadere dalla parte sbagliata.




La solitudine del lupo - Jodi Picoult. Il libro è indubbiamente scritto molto bene, la maestria dell'autrice è evidente e la storia è per molti versi decisamente affascinante. Interessantissimi gli incisi scientifici sulla vita sociale dei lupi, e molto intrigante il tema di fondo del libro, ossia cosa si pensa e prova di fronte al grande dilemma relativo al fine-vita di una persona tanto amata, ormai in coma. Ho odiato il personaggio di Luke, il ricercatore che per tutta la sua vita ha dato prova di un raro egoismo, incapace di mettere gli interessi di qualcun altro davanti ai suoi in nessun momento della propria vita. Purtroppo ho letto questo libro della Picoult troppo poco tempo dopo aver letto il suo più recente Leaving (qui la mia recensione), che analogamente aveva l'etologia come una grande parte della struttura narrativa. L'avrei apprezzato molto di più se non l'avessi sentito troppe volte come una "ripetizione" di quegli stessi costrutti.



Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali - Ransom Riggs. Questo libro è stata una piccola delusione, ma soprattutto perché avevo delle aspettative altissime dopo aver visto il trailer del film (Tim Burton è eccezionale). Mi aspettavo molto di più: bellissime le foto, bellissima soprattutto l'ambientazione nel Galles contemporaneo (piovoso, grigio e freddo come piace a me), ma i personaggi mi sono sembrati tutti un po' già visti, piatti e bidimensionali e questo è strano, dovendo essere dei bambini con capacità fuori dal comune... non so, mi è sembrato come se l'autore avesse fatto un catalogo un po' freddo, facendo a gara per elencare caratteristiche sempre più strane, ma senza renderle "vere". Non mi ha lasciato con il desiderio di leggere i seguiti e vedere come va a finire la storia, in effetti lasciata proprio in sospeso da questo volume.


Il metodo del coccodrillo, Buio, Gelo, Cuccioli, Pane - Maurizio De Giovanni. Ho riunito in un unico paragrafo i cinque libri sui Bastardi di Pizzofalcone, che ho letto voracemente uno dopo l'altro dopo aver divorato, negli ultimi giorni dell'anno scorso, il primo della serie (I bastardi di Pizzofalcone). Libro dopo libro, sono rimasta conquistata da questo gruppo di varia umanità, dalle loro vicende investigative e ancor di più da quelle personali dei protagonisti, tanto più perché ambientate nei vicoli di quella che è stata la mia città per sedici anni. Le strade, le persone, le voci di Napoli sono vive e reali nelle pagine di De Giovanni, senza stereotipi né facili indulgenze. Bei lavori davvero.
 Dalle lastre del balcone arrivava l'immagine di un golfo grigio, col mare ancora molto agitato e nuvole che si rincorrevano in cielo. Una petroliera alla fonda, rossa e nera, enorme, sembrava una balena in transito. La penisola, dall'altro lato del mare, era un profilo oscuro che allungava un dito nel grigio, come se volesse indicare la sagoma dell'isola, a poca distanza. Lojacono pensò a quanto poteva essere bella quella città. se vista da lontano.





La bottiglia magica - Stefano Benni. Una bellissima lettura. Qui la mia recensione.







L'avventurosa storia dell'uzbeko muto - Luis Sepùlveda. 9 racconti del grande narratore cileno, riuniti a formare un "romanzo" in storie. Non tutti i racconti sono riuscitissimi, ma alcuni sono davvero struggenti ed emozionanti, e uno su tutti, "L'altra morte del Che", mi ha colpito al cuore. In poco più di dieci pagine, una tragicomica avventura per le strade di Buenos Aires, e una riflessione amara e dolorosa sulla sconfitta e sulla necessità di continuare, nonostante tutto, a credere e lottare.
... il suo volo non si ferma, continua a planare sulle cime come la sentinella superba del destino latinoamericano, perché un essere chiamato Che può cadere mille volte ma si rialza mille volte, e altre mille, e vola, sempre, sempre, sempre.




Cheers,
Eva






lunedì 30 gennaio 2017

RECENSIONE - La bottiglia magica - S. Benni

Hello!

Pronti per una folle e stralunata avventura?

RECENSIONE
LA BOTTIGLIA MAGICA
Stefano Benni
Illustrazioni di Luca Ralli e Tambe

TRAMA: Pin è figlio di un pescatore di nome Jep e spera di diventare ricco emigrando nel Diladalmar. Alina è rinchiusa nel collegio high-tech di Villa Hapatia, il suo sogno è fare la scrittrice. Lui ha un bel nasone e un topo per amico; lei si accompagna a un gatto (wifi) con un largo sorriso. Vi ricordano qualcuno? I loro destini si mescolano grazie alla bottiglia magica che Alina ha affidato all'acqua. È Pin a trovarla e così comincia per entrambi un viaggio di terrore e meraviglia, fatto di incontri rocamboleschi, fughe a perdifiato, prodigiosi capovolgimenti. Pin deve affrontare rapper e fate muscolose, una traversata con scafisti dalle sembianze di un gatto e una volpe, poi tanti altri amici e nemici. Alina, invece, scappando dalla preside Queen Fascion e dal crudele cuoco Monsterchef, nei sotterranei della scuola scopre un terribile segreto: qualcuno vuole cancellare ogni forma di diversità e fantasia. Riusciranno i nostri eroi a incontrarsi e rovesciare un futuro già scritto?


"Cosa fa più paura" disse Mouse, "il mostro nascosto dietro la porta o il mostro quando la porta si apre?"
"Tutti e due?"
"Forse. Ma secondo me il mostro dietro la porta è più spaventoso, perché sei tu che lo immagini, gli dai la forma delle ombre che ti terrorizzano e lo colori con l'inchiostro dei tuoi neri incubi. I suoi passi dietro la parete sembrano terremoti, extrasistole e il gong di Belzebù. Ma nel momento in cui la porta si apre, puoi guardarlo e affrontarlo. Quasi mai è brutto come lo pensavi".
"E se è ancor più brutto?"
"Allora si scappa urlando pazzamente di terrore"

Se non avete mai letto niente di Stefano Benni, vi siete persi qualcosa di grande che è successo nella letteratura italiana negli ultimi trent'anni, ma dovreste avere chiara una cosa: non è questo il libro da cui cominciare.
Perché è davvero troppo folle, pirotecnico, surreale e divergente per chi non è abituato alla fantasia colorata e onirica di questo autore bolognese che prende le parole e ci gioca, ci si diverte, mescolandole a disegni, fumetti, giornali finti e vere citazioni, sogni e incubi, riferimenti colti e pop.

Se invece già amate tutto questo e l'avete apprezzato in capolavori come "Saltatempo", "La compagnia dei Celestini", "Elianto" e gli altri, allora accompagnerete con allegria Pin nel suo viaggio per arrivare a Diladalmar, oppure tremerete di paura insieme a Alina e al suo gatto Mouse mentre si addentrano nei tenebrosi sotterranei di Villa Hapatia. Vi accompagnerete a personaggi folli e divertentissimi: Pancho, delfino comunista; Stoppino Lucinho Pergaminos y Ratòn, ratto librario; Alidoro, il barista tatuato ("inclito taverniere decorato di esuberi disegni cutanei")... e tantissimi altri, in una pirotecnica avventura costellata da lotte contro cattivi terribili come Monster Chef e Queen Fascion e scontri con mostri come Bad Pin e Malina, propri cloni crudeli creati con il cannone Malvag. Ma Pin e Alina, alla fine, si incontreranno grazie alla magica bottiglia, o forse no? E continueranno a lottare per trovare il loro posto nel regno di Diladalmar e realizzare i propri sogni di gloria.

Il libro è davvero bello, anche dal punto di vista stilistico: i capitoli dedicati ai punti di vista di Jep e Alina si alternano, mentre il loro viaggio li porta ad avvicinarsi e incrociarsi nei luoghi più impensati, e nel frattempo il tutto è inframmezzato da poesie, filastrocche, fumetti e illustrazioni, splendidamente realizzate dai disegnatori Luca Ralli e Tambe (Stefano Tambellini).




Si ride tanto, di cuore, e qua e là, perfettamente armonizzate nel testo divertente e solo in apparenza leggero, quando meno te le aspetti si trovano delle pennellate che sono vere e proprie analisi di costume, critiche feroci alla nostra società, perle di filosofia, poesie.

Chi sono quelli che stanno dall'altra parte del mare?
Io cerco di immaginare, ma mica ci riesco.
Perché penso che quelli al di là del mare stanno guardando anche loro il mare e dicono: chi sono quelli che stanno dall'altra parte del mare?
E per loro io sono uno di quelli che stanno dall'altra parte del mare.
Allora stiamo tutti dall'altra parte del mare.
Perciò se guardo il mare mi viene da dire che dall'altra parte del mare ci sono io.

Una fata è una strega raccomandata.
Una strega è una fata che si è ribellata.

Ho sguazzato tra le piovre, ho nuotato tra gli squali
Che son dei vostri mostri assai più micidiali
Ho visto sirene e meduse velenose
Ho affrontato bufere e onde spaventose
Dritto o storto mezzo vivo o mezzo morto
Io voglio andare avanti, devo arrivare al porto
Grazie dell'avviso, lo so che sarà dura
Ma fatti da parte, ho scelto l'avventura.

Cheers,
Eva

venerdì 27 gennaio 2017

Giorno della Memoria

Senza memoria l'uomo non saprebbe nulla.
G. Leopardi

Il 27 Gennaio 1945 la 60a armata dell'esercito sovietico arrivò ai cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, abbandonato dai soldati nazisti pochi giorni prima, liberandone i pochi superstiti e rivelando al mondo la prima testimonianza dell'eccidio nazifascista di circa 6 milioni tra ebrei di ogni paese europeo, omosessuali, zingari, malati mentali e minorati fisici, nonché oppositori al regime.





Non ho parole per descrivere l'orrore che tutto questo mi muove. Non ho parole per raccontare il dolore quando ho visto i luoghi, le fotografie, i registri.

Lascio parlare i libri. Ricordiamo che i nazisti bruciavano i libri "scomodi", ma teniamo sempre in mente anche che i veri mostri non sono quelli che bruciano i libri, ma quelli che ci convincono che non serve leggerli.

5 libri tra i tanti che ogni ragazzo e ragazza, oggi, dovrebbe e merita di leggere. Per non dimenticare quello che è stato possibile. 



FRED UHLMAN
L'amico ritrovato
Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. 

PRIMO LEVI
Se questo è un uomo
Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

MAUS
Art Spiegelman
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, una madre che non c'è più da troppo tempo e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti.


UN SACCHETTO DI BIGLIE
Joseph Joffo
L'autobiografia di un ebreo che racconta la propria infanzia e le persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi duante la seconda guerra mondiale. Dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio fino alla salvezza definitiva avvenuta grazie all'intervento di un sacerdote cattolico, il coraggio di due fratelli disposti ad affrontare le situazioni più pericolose per salvarsi e le esperienze che li fanno maturare nonostante la giovane età.



JOHN BOYNE
Il bambino con il pigiama a righe
Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero.



Eva


martedì 24 gennaio 2017

RECENSIONE - Il fiume - M. Lodoli

Hello!

Oggi vi posto una recensione che avevo in sospeso da un po'. Quella di un libro piccolo nelle dimensioni ma eccezionale nel contenuto, che mi ha incantata.

RECENSIONE
IL FIUME
Marco Lodoli
Einaudi

TRAMA: Damiano ha dieci anni e vede suo padre una volta alla settimana: una partita a tennis, una camminata lungo il Tevere. Ma un giorno si sporge per osservare le anatre e cade nel fiume, ed è uno sconosciuto - e non suo padre - a tuffarsi nell'acqua e riportarlo in superficie. Tu sei mio padre e hai avuto paura, ecco quello che Damiano non dice ma Alessandro sente. Morivo e tu guardavi come si guarda un tramonto, un film, un minuto che passa e scompare. Solo ritrovando quello sconosciuto potranno, forse, ritrovare un appiglio per il pensiero che annaspa nel vuoto. Comincia cosí un peregrinare trasognato nella notte, con il figlio che si addormenta sul sedile della macchina e il padre che attraversa la città da un punto all'altro, sulla scia degli indizi che gli vengono forniti da una galleria di personaggi stralunati: medici clandestini, diseredati, e un piccolo circo che porta in scena uno spettacolo immaginario per un bambino cieco. L'identità della persona che Alessandro sta cercando cambierà ogni volta, come spesso accade quando inseguiamo qualcosa o qualcuno. Perché non si può restare immobili e in disparte a osservare la vita mentre scorre via da noi. 

Perché certe storie vanno bene e altre rovinano, perché qualcuno si salva e qualcun altro si sfascia? Chi lo decide, chi stabilisce l'esito della vita?... C'è forse una ragione segreta per cui qualcuno, almeno per un poco, riprende fiato e forza e qualcun altro soffoca sotto le sue macerie?

Non sono romana di nascita, ma di cuore sì. Nel cuore, anche se è solo qualche anno che vivo in questa città pazza e tentacolare, gigantesca e tremenda, bellissima, mi sento di appartenere a quest'aria, a questo cielo azzurro da paura tra gli alberi del parco, a questo fiume lento e largo che scorre. 

A tutti quelli che amano Roma, a chi ci vive e se l'è scordato quanto è magnifico vivere qui, a coloro che l'hanno sempre solo vista come un bel posto turistico da cui però scappare appena possibile, consiglio questo libro per gettare uno sguardo diverso sulla città eterna e sulla sua anima più vera. Non è però solo di Roma che parla questo libro, ma forse solo a Roma poteva svolgersi questa storia pazza e onirica, con un padre e un figlio in viaggio nel ventre di una città che di giorno non si vede, alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che dia un senso a un'esistenza che sta scorrendo lenta e inesorabile via dalle mani.

Alessandro è un uomo come tanti. Un po' triste e un po' no, lascia scorrere la sua vita senza opporsi alla piena, senza invertire la rotta, tanto a che serve? A che serve tutto? Il suo matrimonio è finito, e quello che gli resta è un rapporto esile come un filo con suo figlio, che nei pigri e rari pomeriggi che passano insieme lo guarda un po' stupito e un po' scocciato, questo padre silenzioso e rassegnato. Ma un incidente improvviso scuote Alessandro dalla sua apatia. Alessandro ora ha una missione, deve trovare l'uomo che ha salvato suo figlio: camminando lungo le rive del fiume, Damiano infatti è scivolato in quell'acqua putrida e inesorabile, e non è più tornato su. Alessandro è paralizzato, non riesce a comandare alle sue gambe di muoversi, alla sua bocca di urlare per chiedere aiuto, ma qualcuno, senza paura, si tuffa e recupera il bambino, per poi dileguarsi. Chi è? Dov'è finito? Alessandro non si dà pace: deve trovarlo e ringraziarlo, e forse solo così potrà tornare in pace con sé stesso. Ma quell'uomo è mille uomini, quell'ombra si confonde con le mille ombre di una città che sembra accogliere e poi respingere con lo stesso sorriso: così, nel suo viaggio picaresco sotto la pioggia di una notte che forse è un sogno e forse no, Alessandro incontra un medico clandestino che assiste i poveracci senza nome di cui nessuno si accorge più; partecipa a una festa surreale in un vecchio palazzo nobiliare, dove poveri pazzi intonano un girotondo triste e patetico circondati da persone ricche di soldi e povere di amore; conosce una prostituta santa e bellissima, che forse è Roma stessa che gli parla; stringe la mano a uno zingaro che forse alla fine è colui che ha salvato Damiano, e forse no, e lo stesso gli dice "grazie" perché alla fine l'ha trovato, ce l'ha fatta, finalmente qualcosa nella sua vita si è fermata al suo posto e ha smesso di scorrergli via accanto come un fiume.

Ogni tanto c'è qualcuno che dalla luna si butta nel fiume e salva un bambino, senza pensare a nulla. Qualcuno che non prova vergogna, che non sa neanche cosa sia la vergogna di esistere, che fa quello che deve fare perché la vita è tutta qui, tra la riva e il fiume, tra la pena e l'amore.

Cheers,
Eva


lunedì 23 gennaio 2017

RECENSIONE - Una scacchiera nel cervello - Alain Gillot

Hello!

RECENSIONE
UNA SCACCHIERA NEL CERVELLO
Alain Gillot
edizioni e/o

TRAMA: Quando sua sorella sbarca a Sedan e gli affida il figlio di tredici anni per qualche settimana, Vincent si sente messo con le spalle al muro. Uomo solitario che ha rotto da tempo i ponti con la famiglia d'origine, non ama troppo i ragazzini, anche se di mestiere fa l'allenatore per la locale squadra di calcio giovanile. Come rapportarsi con quel nipote che rifugge ogni contatto e passa la notte a giocare a scacchi? E come reagirà Léonard nei confronti di quello zio sconosciuto, lui che al minimo gesto o parola imprevista va nel panico più assoluto? "Una scacchiera nel cervello" è la storia di un uomo che non si aspetta più niente dalla vita e le cui certezze, in seguito al miracolo di un incontro, stanno per andare in pezzi. Nel tentativo di tirare fuori dal suo isolamento un ragazzino che si rivela affetto dalla sindrome di Asperger, anche Vincent potrebbe aprirsi di nuovo al mondo e superare le ferite familiari.





"Ho imparato a giocare a scacchi in una caffetteria dove mamma mi lasciava spesso. C'erano parecchi giocatori e io guardavo. Non erano particolarmente bravi, ma era comunque interessante. Mi piace usarebene il cervello. E' la cosa che preferisco in assoluto."

Questa storia ha dalla sua parte ben tre elementi che mi hanno attratto sin da subito e che poi, durante la lettura, si sono rivelati rispondenti alle aspettative. Prima di tutto la casa editrice: ormai con le edizioni e/o vado praticamente sul sicuro, in catalogo hanno libri interessanti e particolari e trovo molto bello potermi fidare di un progetto editoriale a scatola chiusa. Ho in lista molti altri libri della stessa casa editrice, e ogni volta è una conferma di come non sia necessario essere "vittime" di un'agguerrita campagna pubblicitaria e della mobilitazione di una portentosa "macchina da guerra" per poter accedere a belle storie.

In secondo luogo l'argomento trattato: il libro è la storia di una "famiglia di loser", come detto in quarta di copertina, ma è principalmente la storia di Léonard e dei suoi "problemi", derivanti dalla sindrome di Asperger di cui soffre. Sono molto sensibile alle storie di problematicità psicologica, soprattutto adolescenziale (qui ad esempio il mio pensiero sulla storia di Chuck, rupofobico e socialmente disadattato, ma rimangono memorabili per me anche la lettura di "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" e, parlando di adulti, la storia di Don Tillman ne "L'amore è un difetto meraviglioso").

Infine, le atmosfere ovattate e un po' decadenti di una Francia di provincia, un luogo ben lontano dal glamour parigino cui siamo abituati a pensare quando veniamo rimandati oltralpe.

"Una scacchiera nel cervello" parla del rapporto all'inizio problematico tra un adolescente "difficile", diverso, chiuso nel suo mondo di scacchi e regole ripetute all'infinito, e un giovane uomo arrabbiato con la vita e con la sua famiglia di origine, da cui si è allontanato per sopravvivere come allenatore di una squadra di calcio di ragazzini. Quando Vincent si trova a dover affrontare la convivenza con questo suo nipote così strano e lontano da lui e dal mondo in cui vive quotidianamente, si trova a dover fare i conti con sé stesso e con il proprio passato, mai veramente risolto.

Attraverso gli sforzi che fa per cercare di "parlare" al nipote, per cercare di renderlo più forte e sicuro di sé e "adattato" al mondo, Vincent fa un viaggio dentro di sé, per scoprire interrogativi ancora irrisolti e per recuperare, forse, rapporti che credeva ormai perduti.

La parte del "riscatto" di Léonard, il modo in cui il ragazzo trova un suo posto nel mondo reale al di fuori delle sue mura precise e confortevoli mi ha lasciato un po' perplessa, perché temo che nella vita reale le cose purtroppo non possano andare così bene e soprattutto così velocemente come nei tempi di questo romanzo. Se però è vista come metafora del cambiamento possibile per ciascuno di noi, è una storia che commuove e convince, soprattutto perché sin dall'inizio, da quando il passato di Vincent si rivela attraverso piccoli flashback della sua tormentata infanzia, si parteggia e si fa il tifo per questa famiglia di "perdenti".

E' stata una bella lettura, lieve senza essere superficiale, delicata e dolceamara.

Mi sentivo come uno spettatore della mia stessa vita. Una commedia. Stavo per tornare a Saint-Quentin. Tutti quegli anni per andare il più lontano possibile, e ora stavo per tornarci. Ogni barriera che avevo eretto, e fortificato ogni giorno, ora dopo ora, con ostinazione, non era bastata. Alla fine ero rimasto a due ore di strada dalla mia infanzia. Ero proprio un coglione.

Cheers,
Eva

martedì 17 gennaio 2017

RECENSIONE - Lo Stradivari perduto - John Meade Falkner

Hello!

Eccomi qui con la prima recensione dell'anno. Una lettura insolita e strana, che mi ha affascinata.

RECENSIONE
LO STRADIVARI PERDUTO
John Meade Falkner
Neri Pozza

TRAMA: Nel 1842, come ogni giovane di belle speranze proveniente da Eton, John Maltravers frequenta l'Università di Oxford, iscritto a uno dei più antichi college inglesi, il Magdalen Hall. Nelle ore libere dagli studi coltiva la sua grande passione: la musica. Valente violinista, si esercita spesso nel suo appartamento, accompagnato al pianoforte da William Gaskell, studente al New College ed eccellente pianista. In una notte insolitamente calda, quando Gaskell ha appena lasciato il Magdalen Hall, sfogliando gli spartiti lasciati sul tavolo dall'amico, John è attratto da una copia manoscritta di alcune suite, redatta a Napoli nel 1744. Seguendo uno di quei misteriosi impulsi che sfuggono al controllo della ragione, posa lo spartito sul leggio, toglie il violino dalla custodia e comincia a suonare l'Areopagita, l'unica suite del libro che ha il pregio di un titolo. Alle battute iniziali di un'aria piena di brio, sente dietro di sé un cigolio proveniente da una vecchia poltrona di vimini. Un po' divertito, un po' seccato, senza volgere lo sguardo, conclude l'aria, chiude lo spartito e va a dormire. Qualche tempo dopo, alle prime luci dell'alba di una notte insonne - sotto l'effetto esaltante dell'incontro serale con la bella Constance Temple - dopo aver suonato con incomparabile slancio l'inizio della suite, attaccando di nuovo quell'aria, John riavverte quel rumore sinistro, seguito stavolta da una sensazione inconsueta e sconvolgente...

I pensieri che mi passavano per la testa mi causarono una vaga inquietudine. L'ora tarda, il silenzio e le luci fioche facevano apparire la biblioteca dov'ero così vasta e deserta che cominciai a provare lo stesso terrore della solitudine osservato tante volte nel mio amico.

Confesso di essere stata subito attratta soprattutto dalla copertina di questa ghost story. Dopo averne letto la trama, quell'immagine così antica e affascinante di un antico castello, quel cielo grigio e pieno di nuvole, quei corvi, tutto insomma, mi ha riportato alla mente una bellissima e solitaria passeggiata nei cortili di una Oxford deserta per le vacanze studentesche, con il gracchiare lugubre degli uccelli sulle nostre teste, l'erba bagnata dalla pioggia che frusciava sotto le nostre scarpe, e un'inaspettata visione di cervi e daini che brucavano nell'immenso giardino della facoltà di agraria, durante un viaggio di qualche anno fa.

Man mano che proseguivo nella lettura, poi, l'abilità dell'autore di ricreare le atmosfere inglesi mi ha affascinato, così come la capacità di rievocare le scene ambientate a Napoli, in una immaginaria eppure realistica Villa de Angelis o nei bui e sordidi vicoli nel ventre di una città inquieta.

Ma andiamo con ordine. Vi parlo di un romanzo molto "vecchio", ripreso di recente dalla Neri Pozza dopo la prima pubblicazione nel 1895 da parte di un romanziere e poeta inglese.

La storia è quella della lenta ma inesorabile caduta nella pazzia di un giovane nobile inglese, John Maltravers, che dopo la scoperta di un violino nascosto nella nicchia della sua stanza, a Oxford, viene travolto da una sottile ma tenace ossessione per una melodia "dannata", che sembra richiamare alla vita, ogni volta che viene suonata, l'ombra maledetta di un dissoluto nobile inglese vissuto molti anni prima e morto nel peccato. Il fantasma, presenza inquietante che sembra possedere l'aria stessa della stanza, gli appare pallido e febbrile, e sembra spingerlo verso l'inquietudine, trasformarne il carattere, rendendolo ombroso e cattivo, allontanandolo dai suoi affetti più cari: la dolce moglie, la sorella, il suo caro amico Mr. Gaskell.

In preda alla febbre e al delirio, John vaga per l'Europa, dapprima con la sua sconcertata e infelice moglie, poi da solo, alla ricerca di qualche indizio per comprendere chi sia quell'ombra che sembra seguirlo ovunque vada, avvelenandogli l'anima. Bellissima e cupa è la descrizione del palazzo napoletano abbandonato, all'interno del quale un John in preda ormai dell'ossessione mostra all'amico Mr. Gaskell il suo macabro ritrovamento...

"Lo Stradivari perduto" è un romanzo strano e affascinante, in cui il linguaggio e le atmosfere sono importanti quanto la trama e i personaggi. Per me, appassionata di Inghilterra e innamorata dell'epoca recengy e di quella vittoriana, è stato un modo intrigante di muovermi nel passato, grazie a descrizioni vivide e a uno stile antiquato, lento e talvolta ridondante che mi è molto congeniale.

Quelle belle mattine primaverili non mi sono ancora svanite dalla memoria, caro Edward, e sento tuttora il profumo dolcissimo delle violette roride, e vedo i colori vividi dei crochi nelle aiuole che ci stavano dinanzi.

Cheers,
Eva

sabato 14 gennaio 2017

Una lunga riflessione su quello che cerco di bello nei blog che parlano di libri

Hello!


Questi ultimi giorni sono stati molto frenetici e complicati (il rientro al lavoro, la ripresa della scuola del mio bimbo, il freddo gelido di Roma, qualche acciacco di salute...) e quindi sono stata giocoforza un po' lontana dal blog (e dalla blogosfera in generale), non postando niente qui sul blogghino e commentando pochissimo i post che leggevo in giro.


Ho visto però che sono successe alcune cose che mi hanno colpita: prima di tutto, la chiusura inaspettata e drastica di due blog che mi interessavano molto e che mi piaceva seguire, avvenuta per ragioni che le due blogger non hanno spiegato troppo ma che avevano a che fare con invidie e malignità nel mondo dei lit-blog. Sinceramente sono rimasta interdetta: chi mai se lo sarebbe immaginato che ci fossero problemi di questo tipo anche nel mondo virtuale dei blog? Francamente, avendo un blogghino microscopico e ignoto, non mi è mai capitato di imbattermi in questo tipo di problematiche. Essendo io poi totalmente assente dalla sfera social (fb et similia) non ho neanche contezza delle controversie che, ho avuto modo di capire, scoppiano in gruppi di varia natura, e che a volte sfociano in polemiche quando non in veri e propri insulti di cui, francamente, non si sentiva proprio il bisogno.

Un'altra cosa che mi ha colpito molto è stato leggere i recap annuali dei vari blog, e scoprire di avere poco, davvero pochissimo in comune con la maggioranza di essi: non solo in termini specifici, cioè di titoli letti, ma proprio in termini generali, come gusti letterari, generi e autori. La stragrande maggioranza delle recensioni pubblicate nei blog riguarda libri di generi che io non amo per niente (YA/NA in testa), ma soprattutto riguarda quasi sempre libri recenti, recentissimi, in anteprima. A volte capita di vedere lo stesso libro, appena uscito in libreria, letto e recensito da dieci blogger nell'arco di una settimana. Naturalmente ne sono tutte entusiaste, cinque stelle come se piovesse, e non una volta che a me quel libro ispiri anche solo una vaga curiosità.

Ancora, ho cominciato a notare e a sentirmi un po' infastidita dal fatto che la stragrande maggioranza dei commenti ai post nei blog più famosi sono praticamente autoreferenziali: una decina di blogger "scelte" che si commentano a vicenda i post, inserendo in ogni riga riferimenti al loro privato (chiacchierate, soprannomi, complimenti, scherzi) incomprensibili ai più, e intorno una corte di ammiratrici seriali che pendono dalle labbra di certi oracoli per decidere le loro prossime letture. (Beh, rileggendo quello che ho scritto mi rendo conto che è una considerazione molto acida quella che ho appena fatto, ma sinceramente qui nel mio blogghino mi prendo la libertà di scrivere quello che veramente penso, senza nessun tipo di ipocrisie.)

E così, ho riflettuto molto.

Ho riflettuto, e sono arrivata alla conclusione che sono stufa.

Sono stufa di leggere recensioni tutte uguali a libri tutti uguali, senza uno spunto, un guizzo di individualità (e oltretutto, in tanti casi, anche piene di errori di grammatica e ortografia).
Sono stufa dell'arroganza di certe blogger che si permettono di parlar male di libri che loro non hanno apprezzato, senza mettersi minimamente in discussione e, dall'alto della loro fama, sentenziare il loro parere negativo con presunzione e boria.
Sono stufa poi di commenti fotocopia, ah sembra carino, lo metterò in WL, senza nessun tipo di argomentazione critica, sforzo personale e scambio di idee.
Sono stufa di valutazioni numeriche un po' a caso, che scompaiono magicamente dai blog quando iniziano le collaborazioni con le Case Editrici che forniscono la scaletta delle letture e naturalmente esigono la pubblicazione in tempi brevi per coordinare le campagne pubblicitarie e "pompare" le ultime uscite.
Soprattutto sono stufa (ecco che ritorna, all'ennesima potenza, la mia vena acida di cui dicevo prima e forse anche un po' snob) di sedicenti lit-blogger che non hanno mai aperto un classico che sia uno, che non conoscono o non hanno mai letto niente di autori che dovrebbero essere le basi di chiunque si professi lettore, e candidamente confessano di non avere mai saputo nemmeno dell'esistenza di libri che sono pietre miliari della letteratura.

Contraddico in parte quello che avevo scritto nel mio ultimo post, e faccio anch'io un paio di buoni propositi per il mio nuovo anno, come blogger e frequentatrice della blogosfera: d'ora in poi frequenterò solo blog gestiti da persone umili e gentili, che si approcciano alla lettura con curiosità e sincerità e non si mettono su un piedistallo, e leggerò solo post interessanti scritti da persone interessanti: persone con gusti sfaccettati e insoliti, che non si perdano dietro alla moda del momento e che mi diano ricchi spunti di riflessione per ampliare i miei orizzonti di lettrice.

Riconosco che è un buon proposito forse un po' tardivo: avrei potuto accorgermi prima di questa china che stava prendendo la mia frequentazione della blogosfera, e "tagliare" subito i ponti... ma è stato piuttosto un lento stillicidio e una strana e vaga amarezza che ha preso forma proprio negli ultimi tempi, con la chiusura dei blog di cui vi dicevo, e con alcune recenti valutazioni critiche che ho letto con disappunto su due blog molto famosi e frequentati.

La spinta finale a scrivere questo post (di cui, riconosco, a molte di voi non fregherà nulla) è stata rileggere finalmente, dopo vari mesi di assenza dalla blogosfera, un post di Letizia, del blog Mete d'inchiostro. Il suo è uno dei pochissimi blog che amo incondizionatamente, per le sue scelte di lettura così anticonvenzionali e totalmente scollegate dall'urgenza editoriale (libri nuovi! libri appena usciti! la saga di cui tutti parlano!). Ho ripensato agli ultimi post interessanti che ho letto, e nessuno di questi era su blog famosi e pieni di millemila seguaci: lo straordinario "calendario dell'avvento" di Roberta (What we talk about when we talk of books); le recensioni di libri insoliti e gli splendidi resoconti da Più Libri Più Liberi di Dany (Appunti di una lettrice); i lunghi, lunghissimi e personali post di Alice (Some books are) che racconta la sua vita attraverso le pagine dei libri che legge; gli "explicit" fulminanti di Paola (Cose da lettrici); gli articoli insoliti e colti di Martina (Biblioteca al femminile); i viaggi letterari di Babalatalpa (Libri in valigia)...

Insomma, post pieni di passione, di originalità e di profondità: ecco quello che amo nei soli, pochissimi blog che frequenterò d'ora in poi, e che vorrei tanto riuscire a mantenere anche per il mio microscopico angolo, in questo nuovo anno appena iniziato.

Leggere è come pensare, come pregare, come parlare con un amico, come esporre le tue idee, come ascoltare le idee degli altri, come ascoltare musica sì, sì come contemplare un paesaggio, come uscire a fare una passeggiata sulla spiaggia.
Roberto Bolaño


Cheers,
Eva

venerdì 6 gennaio 2017

Buona Befana! E... piccolo bilancio del 2016

Hello!


Buongiorno, bentrovati sul blog e buona Befana!

Questa festa mi è sempre stata simpatica, perché arriva quando quasi non ci si aspettava più un regalo, o una nuova festa con amici e parenti, dopo la grande abbuffata dei giorni di Natale e Capodanno. Che volete farci, a me piace festeggiare, mi piace questo periodo invernale dell'anno e mi piace pensare al nuovo inizio, a Gennaio come mese dei buoni propositi, che poi puntualmente vengono disattesi ma chi se ne importa!

In questi gelidi giorni romani (e andrà ancora peggio nelle prossime ore...) mi godo il calduccio di casa, le ultime ore di vacanza prima della ripresa del lavoro lunedì, e faccio bilanci: piccoli ma significativi elenchi di belle cose fatte e successe nell'anno appena terminato, perché l'importante, per me, è guardare al meglio e scordarsi il peggio, che tanto questo non manca mai ma non vale la pena rimuginare troppo...

Tra le tante cose positive del 2016 appena trascorso, non posso fare a meno di considerare la piccola ma importante (per me) crescita del blogghino, a cui dedico sempre poco tempo rispetto a quello che potrei e vorrei. Sia la me lettrice (per passione) che la me scrittrice (per hobby) hanno ricevuto tante belle soddisfazioni e ringrazio tutti voi che mi leggete perché fate parte del mio mondo di parole.

Nel 2016 ho letto 58 libri, un numero che considero ottimo per me considerando che lavoro a tempo pieno e che ho una famiglia e facciamo tante altre cose insieme. Dei libri che ho letto, la maggioranza (32 libri) sono cartacei e il resto elettronici (iPad e eReader). 12 libri sono riletture. Dal momento che io ho con la lettura un rapporto molto libero da obblighi di qualsiasi tipo, e non esito ad abbandonare un libro se non entro in sintonia con la storia e i personaggi, posso felicemente dire che tutti i libri che ho terminato mi sono piaciuti, alcuni ovviamente di più altri di meno, ma ognuno mi ha lasciato qualcosa di bello. Ho pubblicato sul blogghino 17 recensioni: non ho infatti recensito tutto quello che ho letto, perché come dicevo più su il tempo è quello che è. Sotto trovate la lista delle mie letture del 2016, con i link alle recensioni sul titolo quando è il caso.






Vi auguro un 2017 splendido, e... che non vi sentiate mai soli!

Cheers,
Eva

LIBRI LETTI NEL 2016

Harry Potter e il calice di fuoco - J.K. Rowling (RILETTURA)
Terzo tempo per due - M. Tocci
Harry Potter e l'ordine della fenice - J.K. Rowling (RILETTURA)
Baci rubati nel vento del Nord - S. Di Gangi
Harry Potter e il principe mezzosangue - J.K. Rowling (RILETTURA)
Harry Potter e i doni della morte - J.K. Rowling (RILETTURA)
Un'ombra dal passato - N. Roberts
La verità su di noi - K. Higgins
Splendido come il sole di Tulum - F. D'Ascani
Roma selvatica - A. Canu
Labirinto d'ossa - J. Rollins
La prima volta per sempre - S. Morgan
L'uomo a rovescio - F. Vargas (RILETTURA)
Il tuo cuore blindato - S. Bright
Il ponte degli assassini - A. Perez Reverte
L'uomo dei cerchi azzurri - F. Vargas (RILETTURA)
Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop - F. Flagg
Kobane calling - Zerocalcare
La battaglia navale - M. Malvaldi
Agnes Browne mamma - B. O'Carroll
Il morso del ramarro - V. Corciolani
Nei boschi eterni - F. Vargas (RILETTURA)
Jane e la disgrazia di Lady Scargrave - S. Barron (RILETTURA)
Un po' più in là sulla destra - F. Vargas (RILETTURA)
L'altro capo del filo - A. Camilleri
Storia del pinguino che tornò a nuotare - T. Michell
Per questo mi chiamo Giovanni - L. Garlando
Aspettando Bojangles - O. Bourdeaut
Il segreto della libreria sempre aperta - R. Sloan
Il reverendo, le rose e le stravaganze del professore - I. Samson
Un delitto da dimenticare - A. Indridason
Il calcio in giallo - AA.VV
Lockwood & Co. La scala urlante - J. Stroud
Squadra speciale minestrina in brodo - R. Centazzo
Lockwood & Co. Il teschio parlante - J. Stroud
Pista nera - A. Manzini
Leaving - J. Picoult
Cinque indagini romane per Rocco Schiavone - A. Manzini
La costola di Adamo - A.Manzini
Non è stagione - A. Manzini
Era di maggio - A. Manzini
7-7-2007 - A. Manzini
Muro di fuoco - H. Mankell
La fabbrica delle stelle - G. Savatteri
Racconti di Hogwarts - J.K. Rowling
L'ultima settimana di settembre - L. Licalzi
L'allieva - A. Gazzola (RILETTURA)
Almeno il cappello - A. Vitali
Un luogo incerto - F. Vargas (RILETTURA)
D'un tratto nel folto del bosco - A. Oz (RILETTURA)
Il progetto fantasma - J. Rollins
La fine della storia - L. Sepùlveda
Lo Stradivari perduto - J. Meade Falkner
Una scacchiera nel cervello - A. Guillot
Il fiume - M. Lodoli
La storia prima di te - I. Lonigro
I bastardi di Pizzofalcone - M. De Giovanni
L'anno senza estate - C Del Amor