martedì 24 febbraio 2015

Hello!

“Vivo nel terrore di ammalarmi di ipocondria” (P. Burini)

Oggi chiacchiero dell'ultimo libro di Chiara Parenti, "L'importanza di chiamarsi Cristian Grei". Avevo già amato molto i suoi precedenti libri (qui la mia chiacchierata su "Con un poco di zucchero"), e oltretutto ho avuto modo di interagire (in via virtuale) con l'autrice, che è una persona molto simpatica, generosa e divertente. Non mi sono quindi lasciata sfuggire, appena pubblicato per la Rizzoli YouFeel, il suo nuovo lavoro.




Trama (dalla quarta di copertina)
L’ amore è un gioco. Ti va di giocare con me?
Dall'autrice di Tutta colpa del mare (e anche un po' di un mojito) e Con un poco di zucchero una nuova e divertente commedia che vi ossessionerà e legherà fino all'ultima pagina.

Cristian Grei ha trentadue anni e una sola, acerrima nemica: E. L. James, che con le sue 50 Sfumature gli ha rovinato la vita. Tutte le donne, infatti, appena sentono il suo nome, vedono in lui un dominatore in 3D e l'incarnazione delle più proibite fantasie erotiche. Ma se vivi a Prato, fai il becchino nell’agenzia di onoranze funebri di famiglia e sei ipocondriaco, avere il nome "uguale" a quello del più grande amatore di tutti i tempi, che si sposta in elicottero ed è a capo di un’azienda leader mondiale, può creare una costante e fastidiosissima ansia da prestazione. Solo Antonella, l'amica di sempre, è in grado di divertirsi giocando con lui e tenere a bada le sue mille ansie, ma soprattuto è disposta ad amarlo per quello che è realmente. Cristian Grei riuscirà finalmente a capire che è lei la donna giusta? E soprattutto sarà “pronto a riceverla”?


Ancora una volta, Chiara è riuscita a farmi divertire di cuore, ridere a voce alta, emozionare e commuovere. Tutto insieme, tutto in una rocambolesca avventura con protagonisti Cristian, un ipocondriaco seriale (ma ha un'ottima ragione per esserlo) e Antonella detta Tony, una donna-medico-scricciolo-"zainetto", che lo ama, lo ama, lo ama, e riesce non so come a tenere nascosto questo suo sentimento profondo e fortissimo per più di quattro anni, pur di non perderlo, pur di non rinunciare ad avere almeno la sua amicizia. Lo vede perfino prendersi sbandate per altre donne, lo ascolta confidarle problemi fisici (anche imbarazzanti) proprio come se fosse una sorella, un amico, un essere asessuato, e il suo cuore insieme sanguina e canta quando è con lui... finché arriva al limite e scappa (come le ho urlato io di fare fin dall'inizio del libro), perché queste storie non si possono trascinare troppo a lungo senza logorare l'anima.
E Cristian? Ossessionato dalla paura di morire, terrorizzato dalla consapevolezza di non essere assolutamente all'altezza del suo nome-cognome (maledetta E.L. James e maledetto il suo miliardario sessuomane), accecato a sua volta dal terrore di perdere Tony, l'unico punto fermo della sua vita, combina un casino dopo l'altro, inciampa nelle occasioni di raddrizzare la sua esistenza (e regalare ad entrambi l'amore e la felicità che potrebbero avere) e non le vede, balbetta, esita, e rischia di lasciarsi sfuggire, insieme a Tony, anche la possibilità di diventare quello che è realmente dentro di sé.
Un gigantesco fraintendimento li ha allontanati come innamorati per quattro anni, dando tuttavia loro l'occasione di avvicinarsi come mai avrebbero potuto. Sono stati il migliore amico l'uno dell'altra, amando l'uno l'altra senza saperlo, e anche quando tutto si rompe e sembra troppo tardi per potersi riaggiustare, per fortuna la forza e il coraggio di Tony sono talmente grandi da irradiarsi, da scavalcare letteralmente continenti ed oceani per raggiungerlo anche se lei è lontana, e dare a Cristian la giusta spinta per tornare ad essere vivo:
"Ti amo da quella notte in ospedale di quattro anni fa, quando nessuno credeva che stessi morendo, mentre io stavo davvero morendo dentro. E tu sei stata la sola ad averlo capito, la sola a salvarmi... Mi hai salvato, Antonella, due volte. Prima standomi vicino, e poi lasciandomi. Adesso ti chiedo di farlo ancora"

Come pensate che sia finita?

Cheers, Eva

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