giovedì 24 marzo 2016

RECENSIONE - L'uomo a rovescio - Fred Vargas

Hello!


Chi legge lo sa, ogni lettore ha i suoi scrittori “feticcio”, quelli di cui si acquista ogni piccola cosa a scatola chiusa, quelli che si leggono e rileggono fino a consumare le pagine, quelli i cui libri si comprano in digitale, e poi anche in cartaceo, e se esce l’edizione superlusso si ricomperano ancora...
Per me, Fred Vargas è una di questi.
La scrittrice francese (il cui vero nome è Frédérique Audouin-Rouzeau) ambienta i suoi romanzi soprattutto in Francia, in particolare a Parigi, con qualche rimarchevole eccezione come quella di cui vi parlo oggi.
I suoi romanzi in Francia sono amatissimi: sono thriller atipici, senza sangue e sesso, definiti nocturne più che noir, e qui da noi in Italia sono editi tutti dalla Einaudi.
Fred Vargas è autrice di due serie con personaggi ricorrenti, quella degli “Evangelisti” e soprattutto quella del commissario Adamsberg, composta finora da otto romanzi leggibili ovviamente in maniera indipendente, ma ciascuno caratterizzato da alcuni personaggi ricorrenti.
In Italia purtroppo, per ragioni che a me sfuggono completamente, sono stati pubblicati non nel loro ordine preciso ma un po’ a caso, infatti quello di cui vi parlo ora è il secondo della serie, composta come segue:

- L'uomo dei cerchi azzurri (L'Homme aux cercles bleus, 1991) (Einaudi, 2007)
- L'uomo a rovescio (L'Homme à l'envers, 1999) (Einaudi, 2006)
- Parti in fretta e non tornare (Pars vite et reviens tard, 2001) (Einaudi, 2004)
- Sotto i venti di Nettuno (Sous les vents de Neptune, 2004) (Einaudi, 2005)
- Nei boschi eterni (Dans les bois éternels, 2006) (Einaudi, 2007)
- Un luogo incerto (Un lieu incertain, 2008) (Einaudi, 2009)
- La cavalcata dei morti (L'armée furieuse, 2011) (Einaudi, 2011)
- Tempi glaciali (Temps glaciaires, 2015) (Einaudi, 2015)


RECENSIONE
L'UOMO A ROVESCIO
Fred Vargas


TRAMA: Ma è davvero un lupo che uccide tra le montagne del Mercantour? Mentre le superstizioni e le leggende cominciano a girare, un sospetto si diffonde: non è una bestia, potrebbe essere un lupo mannaro. Quando Suzanne viene ritrovata sgozzata, il dubbio diviene certezza. Il disegno narrativo e la costruzione dell'intreccio disegnano un contesto in cui lo scenario aspro e selvatico della montagna fa da contrasto al calore della giovane Camille, eterna amante in fuga del commissario Adamsberg. Proprio lui, guardando distrattamente un servizio del telegiornale dedicato ai lupi, una sera crede di riconoscere la sagoma della donna nella piazza del borgo montano. È infatti in questi luoghi che la donna, assieme a un amico ricercatore, crede di aver scoperto in un "lupo mannaro" l'autore di una catena di orrendi delitti. Ma sarà il commissario Adamsberg, precipitatosi da Camille, a scoprire la sconvolgente verità.


Martedì ci furono quattro pecore sgozzate a Ventebrune, nelle Alpi. E giovedì nove a Pierrefort. - I lupi, - disse un vecchio. - Scendono a valle.
L'altro vuotò il bicchiere, alzò la mano. - Un lupo, Pierrot, un
lupo. Una bestia come non ne hai mai viste. Che scende a valle.

Straordinario.
Non riesco a trovare un aggettivo più adatto per descrivere questo romanzo di Fred Vargas, terzo della serie sul commissario Jean-Baptiste Adamsberg, del 13° arrondissement di Parigi.
Il personaggio di Adamsberg, lo “spalatore di nuvole”, ha a mio parere il diritto di essere considerato uno dei giganti della letteratura: un uomo che rimane impresso nella memoria del lettore in modo indelebile. Jean-Baptiste è un uomo strano, dai ritmi lenti e allungati. Lui riflette, pensa, medita a lungo. Lascia che le cose gli accadano attorno, lascia che la vita gli scorra addosso e niente sembra turbarlo o ferirlo, ma non è cinico o indifferente: solo, non riesce a lasciarsi andare al fuoco sacro delle passioni, tiene tutto dentro, e osserva. Osserva gli altri, le loro manie, la fretta e la frenesia di vivere che lui trova così strane.
Lui osserva e conosce, e sa come agiscono gli uomini, quando devono affrontare le loro paure.
Osserva Camille, la sua donna, camminargli accanto per un po’ e poi fuggire via quando lui stesso gliene dà il motivo, senza fare niente per trattenerla ma senza riuscire a recidere il legame che loro malgrado li tiene insieme.
E poiché alla fine i romanzi di Fred Vargas sono dei gialli, atipici quanto si vuole ma pur sempre a tema investigativo, Jean-Baptiste Adamsberg osserva i personaggi più diversi che entrano nelle sue indagini, e lascia vagare la mente in cerca di quelle connessioni improbabili e assurde, almeno all’apparenza, ma che poi gli rovesciano addosso la loro verità inconfessabile e squarciano il velo sul colpevole. Colpevole che però non è mai giudicato con impietosa intransigenza: anche chi si macchia di crimini orrendi ha una sua ragione, incomprensibile ai più, certo, e bisogna fermarlo e renderlo innocuo, certo, ma non bisogna mai smettere di interrogarsi, di guardarsi dentro e di affrontare le proprie paure, i propri orrori, perché nessuno è puro e perfetto e ognuno di noi ha in sé il germe della follia.
E’ difficile fare una recensione di un giallo senza fare minimamente spoiler sulla trama, che in questo romanzo si svolge lenta e apparentemente complicata, chiusa al lettore. Fred Vargas non rispetta il patto degli scrittori di gialli tradizionali, non dissemina il romanzo di indizi, almeno non palesi, non si contraddice all’apparenza per cercare poi il colpo di scena ad effetto. Invece, accompagna Adamsberg nelle sue riflessioni a volte tortuose, a volte inconcludenti, a volte geniali, e anche noi lettori lo seguiamo ammirati, curiosi dei suoi ragionamenti apparentemente slegati, delle sue digressioni, dei suoi tormenti interiori, che sono la chiave dolorosa ma imprescindibile della sua capacità investigativa.
In questo romanzo mi hanno colpito tantissimo i personaggi, che sono secondari (nel senso che il protagonista è ovviamente Adamsberg, insieme a Camille e al suo nuovo amore Lawrence) ma non di importanza secondaria: Soliman, il Guarda, e tutto il microcosmo della provincia francese, non glamour come Parigi e sconosciuta ai più.


L’ambientazione del romanzo è meravigliosa: la regione remota del Mercantour, nell’estremo Sud della Francia, una terra aspra e remota dove la natura è sovrana e incontrastata, e dove regnano i lupi.
E sono proprio i lupi, e le paure ancestrali da sempre legate a questo animale magnifico, a riempire ogni pagina del romanzo, a inseguire e incalzare i protagonisti, e insieme noi lettori, quando una terribile bestia misteriosa sembra fare la sua apparizione con crudeltà. Adamsberg indaga, investiga, chiede, riflette, osserva: chi è che uccide, lassù sulle montagne? Qual è la verità? E soprattutto, quanto costerà scoprirla?


- Qualcuno che non ci crede, - disse.
- Alla caccia?
- Alla belva.
Ci fu di nuovo silenzio.
- Capisco niente, - disse Camille, che per mimetismo involontario si metteva talora a risparmiare sulle frasi mozzandone via l’inizio.
- Pensa che non ci sia nessuna bestia, - spiegò Lawrence a fatica. – Nessunissima. Me l’ha detto in confidenza.
- Ah, - disse Camille. – E cosa pensa, allora? Che è una fantasia?
- No.
- Un’allucinazione? Una psicosi collettiva?
- No. Pensa che non ci sia nessuna bestia.
- Neanche alle pecore morte, crede?
- Sì. Certo che ci crede. Ma alla bestia no.
Camille alzò le spalle scoraggiata.
- E cosa crede, allora?
- Crede che sia un uomo.
Camille si alzò in piedi, scosse la testa.
- Un uomo? Che mangia le pecore? E i morsi, allora?
Lawrence fece una smorfia nel buio.
- Crede che sia un lupo mannaro.



“L’uomo a rovescio” è un libro potente, accurato, profondo, cerebrale, dalla prosa così ricercata e perfetta da sembrare poesia.
Un libro straordinario.
Cheers,
Eva

PS Dai libri della serie del commissario Adamsberg sono stati tratti, alcuni anni fa, dei film per la televisione, distribuiti soltanto sul mercato francese. Qui un interessante articolo a riguardo.

4 commenti:

  1. Ho alcuni romanzi di Fred Vargas a casa, mi è stata consigliata da molte persone. Con la tua recensione mi hai convinta definitivamente a leggere qualcosa di suo. Non posso lasciarmi scappare un'autrice così brava!! :)

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    1. Ciao Dany, benvenuta nel blogghino!
      Sì, ti consiglio con tutto il cuore di leggere qualcosa di Fred Vargas. Io amo molto i romanzi su Adamsberg, ma anche quelli sugli Evangelisti sono molto interessanti, i protagonisti sono proprio particolari!

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  2. Ciao!
    Non conoscevo questa scrittrice, mi hai davvero incuriosita! Poi ho un'inspiegabile attrazione per tutto ciò che è francese (anche se una vacanza a Parigi mi ha confermato la leggendaria maleducazione dei parigini).
    Buona giornata!

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  3. Ciao Cleo, benvenuta nel mio blogghino!
    La Parigi della Vargas è davvero interessante, perché nei suoi libri troviamo quella nascosta, meno famosa, più vera, piena di fascino e contraddizione.
    Per me, leggere i suoi libri vuol dire davvero viaggiare col cuore e ritornare a Parigi, quella che amo di più.
    Prova a leggerla e poi vienimi a dire che ne pensi! sarò felice, se ti avrò consigliato bene!

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