Ancora la recensione di un libro e/o, in cui l'insolito protagonista è molto in là con gli anni... anziano... vecchio, insomma.
RECENSIONE
LA BANDA DEGLI INVISIBILI
Fabio Bartolomei
2012, Edizioni e/o
TRAMA: A ottantasette anni si dovrebbe avere di meglio da fare che brigare per un amore irraggiungibile, impegnarsi in azioni di disturbo alle auto blu in corsia preferenziale e studiare un piano per rapire... Silvio Berlusconi. Ma Angelo è un ex partigiano che tendeva agguati ai convogli della Wehrmacht, che sopravvive con la pensione minima, che non riesce più a far valere i propri diritti nemmeno con un impiegato del comune e che lotta quotidianamente contro una società che fa di tutto per farlo sentire inutile. E così, proprio quando sarebbe lecito disinteressarsi del mondo e pensare solo a trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita, Angelo decide di reagire e di ottenere dall'uomo più potente del Paese ciò che secondo lui gli spetta di diritto. Insieme ad alcuni amici del centro anziani metterà a punto un piano incruento e geniale, che però sembra non tenere conto di una questione fondamentale: come possono sperare dei vecchi malconci di riuscire a rapire uno degli uomini più scortati al mondo?
Noialtri, invece, siamo vecchi dell'altro tipo, siamo quelli ben attaccati alle cose di sempre, quelli che dicono: "Il pesce crudo? Vuoi mettere quanto è più buono un piatto di spaghetti con le vongole?". Passiamo metà della vita a cercare di cambiare il mondo e l'altra metà a cercare di mantenerlo com'era. Imprese che contemplino un margine di successo non c'interessano proprio.
In una società come la nostra, dove se non sei ricco, bello, giovane e di successo come minimo sei ignorato e come norma sei sbeffeggiato e regolarmente offeso, avere più di 80 anni, prendere la pensione sociale minima ed essere pieno di acciacchi di salute comporta inevitabilmente sentirsi ormai ai margini, inutile, senza prospettive, in attesa dell'inevitabile... oppure no?
Che meravigliosa scoperta questo autore italiano, a me non del tutto sconosciuto (recentemente ero stata colpita della lusinghiere recensioni del suo ultimo libro "La grazia del demolitore") ma finora - e non so assolutamente spiegare perché - ignorato in favore di altre letture. E invece, complice un buono regalo e il desiderio di leggere dopo un po' di tempo una storia ambientata nel nostro paese, ho deciso di optare per le avventure di una sgangherata banda di ultraottantenni, romani de Roma del quartiere della Montagnola. Ettore, Osvaldo, Filippo e la voce narrante Angelo mi sono entrati nel cuore subito: quattro ex-partigiani o quasi, che si arrabbattano in un quotidiano fatto di difficoltà pratiche e solitudini immeritate, che vivono o meglio vivacchiano nel loro quartiere, tra una partita di scopa al bar di Fernanda e una passeggiata in un parchetto pieno di erbacce e cacche di cane.
Assistiamo a scene di ordinaria vita quotidiana, a siparietti deliziosi con i compagni del centro anziani, descritti da Bartolomei con uno stile meraviglioso, con levità e ironia. Più volte ho sorriso e addirittura riso di cuore, quando i terribili vecchietti si organizzano nel loro piano diabolico di "rallentamento auto blu" (rapido primo passo sulle strisce pedonali all'arrivo dell'auto di rappresentanza, saltino all'indietro a seguito di brusca frenata del prepotente, busta delle arance abilmente lasciata andare con effetto drammatico, simulazione di infarto, improperi lanciati a tutto spiano dagli astanti in attesa alla fermata dell'autobus, fuga ignominiosa del prepotente spernacchiato e "sfanculato" con soddisfazione e senza pietà) o quando coordinano un piano di resistenza agli antennisti infingardi che spillano soldi agli anziani del quartiere per risintonizzare i loro decoder... Bartolomei ha un dono, una scrittura piena e lieve allo stesso tempo, un modo di raccontare che ti avvolge e ti trascina con sé, ti trasporta al centro anziani a ballare l'Hully Gully, o a guardare nello scavo di un quartiere con le braccia incrociate dietro la schiena, o in un triste e malconcio ufficio pubblico a cercare di far valere i propri diritti e a pretendere almeno un po' di umanità, in luoghi che d'ora in poi mai più potrò frequentare senza cercare con gli occhi un anziano signore vestito di tutto punto in attesa paziente del suo turno (c'è sempre, fidatevi. C'è, anche se noi non lo vediamo).
Il progetto di rapire Silvio Berlusconi per estorcergli le scuse per quello che di male ha fatto e sta facendo per il paese, progetto di cui si parla in sinossi, diventa una sottotraccia surreale e concreta al tempo stesso, un disegno a cui i quattro terribili vecchietti lavorano per mesi, alimentandolo con le piccole frustrazioni quotidiane di una vita fatta di attese disattese, di mancanza di rispetto, di dolorosa presa di coscienza che il mondo, quello stesso mondo che loro hanno cercato di rendere un po' migliore, ora non ha più posto per loro.
Ma per fortuna Bartolomei riesce a regalarci una piccola speranza concreta, con un finale delicato e commovente, seguendo i protagonisti, i comprimari e le semplici comparse nella loro realtà quotidiana, che a volte basta così poco per colorare di nuovo.
Grazie a Fabio Bartolomei per questa galleria di persone splendide e per questo squarcio di vita di quartiere romano (così vicino a casa mia). Ora, non vedo l'ora di tuffarmi nelle altre storie create da questo bravissimo scrittore.
Cheers,
Eva