Hello!
Scusate la poco frequente presenza nel blog ma purtroppo, come vi avevo accennato, sono in un periodo densissimo al lavoro e riesco non solo a scrivere poco, ma anche a leggere molto meno di quello che vorrei. Oggi però vi parlo di un bel libro che mi ha fatto compagnia nei giorni scorsi, un libro breve (poco più di 100 pagine) ma molto intenso.
RECENSIONE
D'UN TRATTO NEL FOLTO DEL BOSCO
Amos Oz
Feltrinelli Editore
TRAMA: La notte, al villaggio, uno strano, impossibile silenzio abita il buio.
Anche di giorno, l'assenza degli animali lascia ovunque le sue tracce:
non un cane in cortile, non un gatto sui tetti, e nemmeno una mosca che
ronza o un grillo che canta nei prati intorno. Qualcosa dev'essere
successo tempo fa e i bambini ogni tanto fanno domande che restano senza
risposta. Fino a quando Mati e Maya non partono per la loro avventura,
in cerca del mistero del villaggio dove gli animali sono scomparsi. Nel
folto del bosco troveranno Nimi, il bambino puledrino ammalato di
nitrillo, Nehi, il demone del bosco e una triste verità.
"Mai, mai e poi mai, assolutamente mai," dicevano i genitori ai loro figli, "mai per niente al mondo potete uscire di casa dopo il calar del buio." Se un bimbo chiedeva ai suoi genitori come mai, quelli si facevano scuri in viso e rispondevano che la notte è assai pericolosa. Il buio un crudele nemico.
Due del mattino. Una stanza silenziosa, di là tutti dormono, le uniche luci sono le braci che lentamente si spengono nella stufa e quella di una fioca lampada che guizza sulle pagine di un libro. Fuori, il silenzio e il buio: il profilo delle montagne si staglia contro il cielo illuminato dalla luna che sta sorgendo, e il vento fischia contro i vetri delle finestre senza imposte, che guardano sui pendii che corrono giù dal passo, verso il paese lontano. Le uniche cose che si muovono sono i rami degli alberi spogli, che sembrano lunghe dita rattrappite dagli anni e dal freddo. Una donna legge, avvolta in una coperta...
Non è una scena del libro di cui vi sto per parlare, ma è la realtà in cui mi sono trovata mentre leggevo le poche pagine di questo splendido racconto di Amos Oz, in una fredda notte passata in un rifugio sugli Appennini, mentre la mia famiglia dormiva e io invece non riuscivo a prendere sonno. Troppo silenzio, che rimbombava nelle mie orecchie di cittadina, pur innamorata della montagna e soprattutto della montagna "di mezzo", quegli Appennini dolci e aspri allo stesso tempo, in cui ti può capitare di camminare per ore senza incontrare nessun altro sul sentiero. In cui, se sei fortunata, alzi lo sguardo e riconosci la sagoma dell'aquila che plana sulle vette e sparisce dietro la cima. Oppure, puoi scoprire emozionata il segno del passaggio dell'orso, o dell'ancora più elusivo lupo: un'impronta, un ciuffo di peli. O ancora, puoi riposarti sul prato al suono dei campanacci al collo delle dolci mucche bianche, che ti guardano con curiosità mentre ruminano...
Tutto questo, i protagonisti di "D'un tratto nel folto del bosco" non possono farlo, perché gli animali non ci sono più. Sono spariti. Tutti, dai grossi mammiferi ai piccoli insetti, dagli animali da compagnia ai pesci nel fiume, sono andati via, quando non si sa e perché nemmeno: si sa solo che tanto tempo fa, Nehi, il demone dei boschi, portò con sé nel suo regno di alberi e foglie tutti gli animali del paese e del circondario, lasciandosi dietro solo il silenzio. E da allora, in questo paese mai nominato, nessun cinguettio, belato, muggito, ruggito fa compagnia agli uomini che sono rimasti soli. I grandi non parlano di questo problema, i bambini hanno paura a chiedere, solo la maestra Emanuela continua, ostinata e un po' folle, derisa da tutti, a spiegar loro cos'è un uccello, un gatto, un pesce...
Finché Mati e Maya, i due bambini più svegli del paese - soprattutto Maya, coraggiosa e impavida - decidono che devono assolutamente risolvere quel mistero. I due bambini si inoltrano nel profondo del bosco in cerca di una risposta, e avvertono strane e per loro sconosciute presenze: il guizzo di un pesce in un ruscello, un frullare d'ali tra le foglie... Un grande mistero avvolge quei luoghi, e i due bambini, perdendo la strada e smarrendosi tra gli alberi, in un verde intenso che diventa sempre più nero, capiranno finalmente perché gli animali sono andati via, e soprattutto affronteranno le loro più grandi paure. Incontreranno infatti Nehi, il grande e pauroso demone del bosco, colui che li terrorizza scendendo in paese la notte, e impareranno una grande e dolorosa realtà: non tutto è come sembra, e spesso basta molto poco per fare del male.
La prosa di Amos Oz è magica, evocativa e intensa: io mi sono lasciata affascinare dalla musica delle sue parole e dal ritmo dei suoi lunghi, avvolgenti periodi. Un bellissimo racconto, adatto anche ai più giovani, per parlare dell'amore per la natura e del rispetto per chi è "diverso" da noi.
UN VOLTO ALL'AUTORE
Amos Oz è uno scrittore, giornalista e saggista israeliano, nato a Gerusalemme nel Maggio del 1939.
Cheers,
Eva