Certe volte, quando finisco un libro come quello di cui parlo oggi, penso che davvero leggere vuol dire vivere mille vite, viaggiare nel tempo e nello spazio, e provare esperienze che solo chi condivide questa passione può comprendere.
Io sono, da sempre, una lettrice davvero onnivora: leggo di tutto, anche generi e sottogeneri che normalmente piacciono poco, o magari solo ad alcune categorie di persone. Nessuno, vedendomi, potrebbe ad esempio immaginare che mi piacciono i romazi cosiddetti di cappa e spada. Eppure, è proprio di uno di questi che vi parlo oggi...
Lo scrittore Arturo Perez Reverte ha ottenuto un incredibile successo in patria e all'estero, grazie soprattutto ai romanz della serie sul capitano Diego Alatriste y Tenorio, "soldato del re".
La serie è composta da sette libri pubblicati in Italia a partire dal 2006:
- "Capitano Alatriste"- "Purezza di sangue"
- "Il sole di Breda"
- "L'oro del re"
- "Il cavaliere dal farsetto giallo"
- "Corsari di Levante"
- "Il ponte degli assassini"
In linea di principio possono essere letti in modo indipendente. In realtà è meglio seguire l'ordine cronologico di uscita, per seguire l'evoluzione psicologica dei personaggi e lo sviluppo della storia nella Storia, delle singole vicende all'interno del grande intreccio di battaglie, guerre e congiure accadute nell'Europa barocca.
Oggi vi parlo dell'ultimo libro. Partiamo allora per l'Italia del XVII secolo: mancano poche settimane al Natale del 1627...
RECENSIONE
IL PONTE DEGLI ASSASSINI
Arturo Perez Reverte
TRAMA La Napoli barocca del 1627, principale baluardo del re Filippo IV nel Mediterraneo, è un vero e proprio paradiso degli spagnoli: di stanza in Italia, il capitano Alatriste e il giovane Iñigo Balboa ne godono delizie e piaceri, ritemprando la salute e lo spirito. Ma un misterioso funzionario vestito di nero si presenta al capitano con una convocazione ufficiale, che non preannuncia nulla di buono. Sarà il poeta Francisco de Quevedo a illustrare al disilluso soldato la sua nuova missione, così rischiosa e difficile da apparire quasi un suicidio annunciato. Dopo alcuni abboccamenti a Roma e a Milano, un pugno di uomini dovrà raggiungere Venezia e assassinare il doge Giovanni Corner durante la messa di Natale, imponendo con la forza un nuovo governo, favorevole alla corona spagnola. Dalla parte di Alatriste, oltre ai compagni di sempre - il veterano Sebastián Copons e il pericoloso moro Gurriato - ci sarà altra gente di spada e di silenzio: soldati in grado di affrontare le imprese più rischiose e di tenere la bocca chiusa anche sul cavalletto di tortura; una cortigiana bellissima e spietata, che sa di uomini e di mondo e che lo conquisterà con le sue grazie; e un compagno d'avventura del tutto inaspettato (e sgradito): l'antico nemico Gualterio Malatesta, lo spietato assassino siciliano, con il quale il capitano dovrà stipulare una tregua (ovviamente temporanea) per scampare alle ombre della città lagunare.
Finzione e realtà si mescolano in questo romanzo storico dall'ambientazione particolare: prendendo spunto dal reale Papeles del alferez Balboa, manoscritto di 478 pagine conservato nella Biblioteca Nazionale di Madrid, Arturo Perz Reverte immagina un lungo e articolato racconto narrato in prima persona da Inigo Balboa.
Inigo è un giovane fante, figlio di Lope Balboa, uno dei migliori amici e camerati del capitano Dego Alatriste y Tenorio, spadaccino di fanteria al servizio del re santissimo di Spagna all'inizio del XVII secolo.
Dopo la morte del padre, il giovane Inigo viene affidato alle cure e alla responsabilità di Alatriste, perché lo allevi e lo educhi come un figlio. Seguendolo nelle sue avventure, Inigo ne diventa un fedele allievo e compagno, narrandone allo stesso tempo le gesta in dettaglio.
Come dicevo, è un libro di cappa e spada. Duelli all'alba, intrighi, agguati di sicari, inseguimenti e fughe, tradimenti, congiure di palazzo e battaglie di fanti e cavalieri...
In viaggio nell'Europa del 1600, Alatriste, Inigo e i loro camerati vivono avventure in puro stile picaresco, lottando per sopravvivere alla giornata, e guadagnare qualche soldo da spendere in taverne fumose piene di veterani come loro.
Una congiura per assassinare il doge porta i protagonisti da Napoli a Roma, da Milano a Venezia: le descrizioni dei luoghi e della vita delle grandi città nel siglo de oro sono magistrali. Sembra davvero di essere lì, a fianco del capitano, ad ammirare le pietre e i monumenti che chissà quante meraviglie racconterebbero, se potessero parlare:
Era una giornata fredda, invernale, ma più che sopportabile grazie al meraviglioso sole che splendeva sulla città, tingendo d'azzurro l'acqua delle fontane e accorciando le ombre delle chiese, dei campanili e ei palazzi. I miei passi mi condussero fino in riva al fiume e al ponte Sisto. Da lì il panorama era magnifico...
A fare da contraltare alla sete di avventure del giovane Balboa, testa calda e impulsivo, pronto a tirar di spada e a sfidare a duello per gli occhi di una bella cortigiana, giganteggia il meraviglioso personaggio di Diego Alatriste (che nel film "Il destino di un guerriero", tratto dai libri, ha le azzeccatissima fattezze di Viggo Mortensen).
Alatriste è il vero cuore di questi romanzi appassionanti, e in questo ultimo della serie ammiriamo ancora una volta la sua personalità flemmatica e la sua abilità nei duelli corpo a corpo, la sua saggezza disincantata e la sua necessaria spietatezza.
Alatriste combatte quotidianamente e silenziosamente la sua personale battaglia con i rimorsi di una vita da soldato al soldo del re, che combatte e uccide perché deve, ma cerca di non perdere la sua umanità.
Disincantato e cinico, stanco, sfiduciato, ma allo stesso tempo coraggioso, leale, pronto a battersi per sé, per il re, per una causa, per vivere, per non morire, e per restare accanto ai suoi uomini, soldato semplice che tutti chiamano "capitano".
No, della vita l'esca non mi ha colto,
losco nome che Dio mise alla morte;
la farsa della storia, della sorte
mi coglie con la maschera sul volto.
E la natura, perfida omicida,
tanto ha colpito da restare inerte.
La natura, la storia, Dio e Reverte,
sapran però impedire che mi uccida.
Non credo più a nessuno, nulla spero,
non m'amo più d'un altro in questo mazzo,
sto calmo, osservo, rido senza gioia,
e se forse disprezzo... niente è vero,
salvo che ammazzo il tempo di chi ammazzo,
battendo l'ala triste della noia.
Ciò disse un capitano di cervello,
gettò il bicchiere e si scostò il mantello.
Cheers,
Eva
Ciao Eva non conosco questa serie, non sono molto affine alle storie di spada e duelli però per quanto riguarda il cinema sono come te per i libri: guardo qualsiasi cosa, quindi mi sono segnata il titolo del film da cui è tratto il libro e cercherò di recuperarlo al più presto!
RispondiEliminaSon passata di qui per invitarti al link party de La soffitta di Amelia dove ti ho nominata, spero non ti dispiacia.
A presto! :*
Grazie Sophia, il film te lo consiglio sul serio, Viggo Mortensen è magistrale nel ruolo.
EliminaGrazie anche per la nomina al Link Party, vado subito a vedere di cosa si tratta!
E' una vita che ne sento parlare e una vita che vorrei leggerli! Grazie per l'esaustiva recensione.
RispondiEliminaCiao Lisse, sono contenta se la mia recensione ti ha spinta un po' verso il mondo del capitano Alatriste.
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