Oggi vi parlo di un romanzo che, a quanto pare, sta dividendo la "critica" (nel senso probabilmente ristretto dei blog letterari) tra chi lo ha amato e chi invece ne è rimasto deluso...
RECENSIONE
UN RAGAZZO NORMALE
Lorenzo Marone
2017, Feltrinelli
TRAMA: Mimì, dodici anni, occhiali, parlantina da sapientone e la fissa per i
fumetti, gli astronauti e Karate Kid, abita in uno stabile del Vomero, a
Napoli, dove suo padre lavora come portiere.
Passa le giornate sul marciapiede insieme al suo migliore amico Sasà, un piccolo scugnizzo, o nel bilocale che condivide con i genitori, la sorella adolescente e i nonni.
Nel 1985, l’anno in cui tutto cambia, Mimì si sta esercitando nella trasmissione del pensiero, architetta piani per riuscire a comprarsi un costume da Spiderman e cerca il modo di attaccare bottone con Viola convincendola a portare da mangiare a Morla, la tartaruga che vive sul grande balcone all’ultimo piano. Ma, soprattutto, conosce Giancarlo, il suo supereroe. Che, al posto della Batmobile, ha una Mehari verde. Che non vola né sposta montagne, ma scrive. E che come armi ha un’agenda e una biro, con cui si batte per sconfiggere il male.
Giancarlo è Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” che cadrà vittima della camorra proprio quell’anno e davanti a quel palazzo.
Nei mesi precedenti al 23 settembre, il giorno in cui il giovane giornalista verrà ucciso, e nel piccolo mondo circoscritto dello stabile del Vomero (trenta piastrelle di portineria che proteggono e soffocano al tempo stesso), Mimì diventa grande. E scopre l’importanza dell’amicizia e dei legami veri, i palpiti del primo amore, il valore salvifico delle storie e delle parole.
Perché i supereroi forse non esistono, ma il ricordo delle persone speciali e le loro piccole grandi azioni restano.
Passa le giornate sul marciapiede insieme al suo migliore amico Sasà, un piccolo scugnizzo, o nel bilocale che condivide con i genitori, la sorella adolescente e i nonni.
Nel 1985, l’anno in cui tutto cambia, Mimì si sta esercitando nella trasmissione del pensiero, architetta piani per riuscire a comprarsi un costume da Spiderman e cerca il modo di attaccare bottone con Viola convincendola a portare da mangiare a Morla, la tartaruga che vive sul grande balcone all’ultimo piano. Ma, soprattutto, conosce Giancarlo, il suo supereroe. Che, al posto della Batmobile, ha una Mehari verde. Che non vola né sposta montagne, ma scrive. E che come armi ha un’agenda e una biro, con cui si batte per sconfiggere il male.
Giancarlo è Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” che cadrà vittima della camorra proprio quell’anno e davanti a quel palazzo.
Nei mesi precedenti al 23 settembre, il giorno in cui il giovane giornalista verrà ucciso, e nel piccolo mondo circoscritto dello stabile del Vomero (trenta piastrelle di portineria che proteggono e soffocano al tempo stesso), Mimì diventa grande. E scopre l’importanza dell’amicizia e dei legami veri, i palpiti del primo amore, il valore salvifico delle storie e delle parole.
Perché i supereroi forse non esistono, ma il ricordo delle persone speciali e le loro piccole grandi azioni restano.
Era già a qualche metro di distanza quando si voltò."Mimì...""Eh...""Il finale... potresti lasciarlo aperto a più possibilità. Mica devi per forza trovare una soluzione per far contento il lettore, non tutte le storie hanno un buon finale", e mi strizzò l'occhio.E' vero, Giancà, non tutte le storie hanno un buon finale.
Una casa vuota, disabitata, silenziosa. Muri spogli, segnati dal tempo: qui l'ombra di una libreria, là probabilmente c'era il letto, e il lungo corridoio per arrivare a un terrazzo che, chissà perché, da bambino sembrava enorme. E sul muro, un po' nascoste, le loro iniziali, incise in un pomeriggio di noia: SFMV. Sasà Fabio Mimì Viola. Quattro dodicenni napoletani, il racconto della loro estate del 1985, e Mimì, ormai un quarantenne Domenico, con moglie e figlio, che vive altrove, che cammina tra i ricordi di quei mesi.
Nel corso di quell'estate, Mimì ha sperimentato per la prima volta cosa significa crescere: abbandonare per sempre il sé stesso bambino, con gli ultimi strascichi dell'infanzia che fanno spazio ai turbamenti adolescenziali, alla sete di libertà e giustizia, alle amicizie "da grande". In un continuo avvolgersi del tempo, andando avanti e indietro nei ricordi di questo ragazzo napoletano tanto particolare, anche noi lettori facciamo la conoscenza con personaggi reali oppure inventati ma realistici e vivacemente caratterizzati. Ci sono i nonni, saggi e teneri, che regalano di nascosto a Mimì le "diecimila lire" per offrire il gelato alla ragazza del cuore; ci sono mamma e papà, una mamma e un papà normali, che non capiscono bene questo figliolo tanto diverso ma che comunque ne sono orgogliosi, e tanto in ogni caso lo accetterebbero e lo amerebbero comunque fosse; c'è Viola e la sua famiglia di ricchi borghesi del Vomero, a cui Mimì guarda dal "basso" del gabbiotto del portiere; c'è l'amico Sasà, simbolo di tanti ragazzi napoletani un po' borderline, in bilico tra la legalità e il grande salto nel "sistema", che potrebbe garantire loro quella ricchezza e quel benessere da cui si sentono, con rabbia, esclusi.
E poi c'è lui, Gianca'. Giancarlo Siani, un ragazzo normale. Un giornalista coraggioso. Un supereroe con cui sperimentare la lettura del pensiero, a cui chiedere consigli d'amore e letterari, con cui cantare a squarciagola la canzone preferita di Vasco Rossi, da difendere a spada tratta nei confronti degli altri adulti, spaventati dal suo mettersi in mostra, dal suo non chinare la testa come tutti.
Ho trovato questo libro poetico, commovente, emozionante e ben scritto. "Un ragazzo normale" è il secondo romanzo di Marone che leggo, qualche mese dopo "Magari domani resto" che mi era piaciuto molto soprattutto per il personaggio di Luce. Ma mentre lì avevo trovato molta cartolina, una Napoli ben descritta ma forse troppo positiva e in buona "luce" (perdonate il gioco di parole), qui ho trovato tanto cuore napoletano, con i suoi lati oscuri e profondi, con le sue paure, le sue vigliaccherie, le sue inevitabili piccolezze.
Quando Mimì parla come nessun altro, in modo assurdo e quasi inverosimile, senza preoccuparsi di essere preso in giro per le sue parole complicate, per la sua cultura enciclopedica, per la sua pignoleria, per il suo essere profondamente, immensamente diverso da tutti quelli che gli girano intorno, comprese le persone che lui pure ama, sta rimarcando secondo me la necessità (inconscia) di staccarsi in modo radicale dall'ambiente in cui si è cresciuti per poter essere diversi, per poter andare via, davvero.
Nell'estate in cui tutto cambiò, non soltanto Giancarlo Siani venne ucciso da due sicari in una tiepida sera di settembre. Non soltanto Mimì ha perso la sua innocenza, inesorabilmente lasciata indietro insieme al rimbombo dei 10 colpi di pistola che raggiunsero il suo grande amico, il suo supereroe non più invulnerabile, sulla sua ormai mitica Mehari verde.
Nell'estate in cui tutto cambiò, un'intera città si risvegliò Fortapàsc.
Buone letture,
Eva.
Mi piace l'idea che sia poetico e commovente, serve spesso leggere libri così interessanti **
RispondiEliminaE io spero e credo che questo libro possa piacere anche a te come è piaciuto a me.
EliminaGrazie di essere passata, un bacio!
Non vedo l'ora di leggerlo. Di Marone ho letto tutto e fino ad ora non mi hai mai deluso, adoro il suo stile e le sue storie. Bellissima recensione
RispondiEliminaGrazie mille! Spero che anche tu possa conoscere presto Mimì e il suo piccolo grande mondo.
EliminaCiao Eva.
RispondiEliminaMi fa piacere che tu ci abbia trovato le emozioni che descrivi. Purtroppo, come sai, per me non è stato così, anche se non posso dire si sia trattato di una brutta lettura. Sarà che Marone mi aveva abituata troppo bene, o forse sono diventata troppo esigente io.
Un abbraccio, Stefi
Ciao Stefi, infatti a me soprattutto dispiace che la poesia che io ho trovato in questo libro non sia riuscita ad arrivare a tutti.
EliminaUn abbraccio a te.
Ciao,
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Cordiali saluti
Sig.ra Daniela Petrucci