martedì 24 gennaio 2017

RECENSIONE - Il fiume - M. Lodoli

Hello!

Oggi vi posto una recensione che avevo in sospeso da un po'. Quella di un libro piccolo nelle dimensioni ma eccezionale nel contenuto, che mi ha incantata.

RECENSIONE
IL FIUME
Marco Lodoli
Einaudi

TRAMA: Damiano ha dieci anni e vede suo padre una volta alla settimana: una partita a tennis, una camminata lungo il Tevere. Ma un giorno si sporge per osservare le anatre e cade nel fiume, ed è uno sconosciuto - e non suo padre - a tuffarsi nell'acqua e riportarlo in superficie. Tu sei mio padre e hai avuto paura, ecco quello che Damiano non dice ma Alessandro sente. Morivo e tu guardavi come si guarda un tramonto, un film, un minuto che passa e scompare. Solo ritrovando quello sconosciuto potranno, forse, ritrovare un appiglio per il pensiero che annaspa nel vuoto. Comincia cosí un peregrinare trasognato nella notte, con il figlio che si addormenta sul sedile della macchina e il padre che attraversa la città da un punto all'altro, sulla scia degli indizi che gli vengono forniti da una galleria di personaggi stralunati: medici clandestini, diseredati, e un piccolo circo che porta in scena uno spettacolo immaginario per un bambino cieco. L'identità della persona che Alessandro sta cercando cambierà ogni volta, come spesso accade quando inseguiamo qualcosa o qualcuno. Perché non si può restare immobili e in disparte a osservare la vita mentre scorre via da noi. 

Perché certe storie vanno bene e altre rovinano, perché qualcuno si salva e qualcun altro si sfascia? Chi lo decide, chi stabilisce l'esito della vita?... C'è forse una ragione segreta per cui qualcuno, almeno per un poco, riprende fiato e forza e qualcun altro soffoca sotto le sue macerie?

Non sono romana di nascita, ma di cuore sì. Nel cuore, anche se è solo qualche anno che vivo in questa città pazza e tentacolare, gigantesca e tremenda, bellissima, mi sento di appartenere a quest'aria, a questo cielo azzurro da paura tra gli alberi del parco, a questo fiume lento e largo che scorre. 

A tutti quelli che amano Roma, a chi ci vive e se l'è scordato quanto è magnifico vivere qui, a coloro che l'hanno sempre solo vista come un bel posto turistico da cui però scappare appena possibile, consiglio questo libro per gettare uno sguardo diverso sulla città eterna e sulla sua anima più vera. Non è però solo di Roma che parla questo libro, ma forse solo a Roma poteva svolgersi questa storia pazza e onirica, con un padre e un figlio in viaggio nel ventre di una città che di giorno non si vede, alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che dia un senso a un'esistenza che sta scorrendo lenta e inesorabile via dalle mani.

Alessandro è un uomo come tanti. Un po' triste e un po' no, lascia scorrere la sua vita senza opporsi alla piena, senza invertire la rotta, tanto a che serve? A che serve tutto? Il suo matrimonio è finito, e quello che gli resta è un rapporto esile come un filo con suo figlio, che nei pigri e rari pomeriggi che passano insieme lo guarda un po' stupito e un po' scocciato, questo padre silenzioso e rassegnato. Ma un incidente improvviso scuote Alessandro dalla sua apatia. Alessandro ora ha una missione, deve trovare l'uomo che ha salvato suo figlio: camminando lungo le rive del fiume, Damiano infatti è scivolato in quell'acqua putrida e inesorabile, e non è più tornato su. Alessandro è paralizzato, non riesce a comandare alle sue gambe di muoversi, alla sua bocca di urlare per chiedere aiuto, ma qualcuno, senza paura, si tuffa e recupera il bambino, per poi dileguarsi. Chi è? Dov'è finito? Alessandro non si dà pace: deve trovarlo e ringraziarlo, e forse solo così potrà tornare in pace con sé stesso. Ma quell'uomo è mille uomini, quell'ombra si confonde con le mille ombre di una città che sembra accogliere e poi respingere con lo stesso sorriso: così, nel suo viaggio picaresco sotto la pioggia di una notte che forse è un sogno e forse no, Alessandro incontra un medico clandestino che assiste i poveracci senza nome di cui nessuno si accorge più; partecipa a una festa surreale in un vecchio palazzo nobiliare, dove poveri pazzi intonano un girotondo triste e patetico circondati da persone ricche di soldi e povere di amore; conosce una prostituta santa e bellissima, che forse è Roma stessa che gli parla; stringe la mano a uno zingaro che forse alla fine è colui che ha salvato Damiano, e forse no, e lo stesso gli dice "grazie" perché alla fine l'ha trovato, ce l'ha fatta, finalmente qualcosa nella sua vita si è fermata al suo posto e ha smesso di scorrergli via accanto come un fiume.

Ogni tanto c'è qualcuno che dalla luna si butta nel fiume e salva un bambino, senza pensare a nulla. Qualcuno che non prova vergogna, che non sa neanche cosa sia la vergogna di esistere, che fa quello che deve fare perché la vita è tutta qui, tra la riva e il fiume, tra la pena e l'amore.

Cheers,
Eva


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