Oggi vi parlo di un romanzo di un autore italiano, molto conosciuto anche per i suoi programmi televisivi color "blu notte"...
RECENSIONE
INTRIGO ITALIANO
Carlo Lucarelli
2017, Einaudi
TRAMA: Quando il commissario De Luca, appena richiamato in servizio dopo cinque anni di quarantena, si sveglia da un incidente quasi mortale, non gli occorre troppo tempo per mettere in fila le tante cose che non tornano. Da lunedì 21 dicembre 1953 a giovedì 7 gennaio 1954, con in mezzo Natale ed Epifania, mentre la città intirizzita dal gelo scopre le luci e le musiche del primo dolcissimo consumismo italiano, tra errori, depistaggi, colpi di scena il mosaico dell'indagine, scandita come un metronomo, si compone. E ciò che alla fine ha di fronte non piace affatto a De Luca. Per il ritorno del suo primo personaggio, amatissimo dai lettori, Lucarelli ha saputo evocare una Bologna che non avevamo mai visto così. E ha saputo tessere il più imprevedibile, misterioso romanzo, dove la verità profonda di un'epoca che non è mai interamente finita emerge nei sentimenti e nella lingua dei personaggi.
Era una cosa che aveva sempre stupito De Luca fin dai tempi in cui dirigeva la Buoncostume di Bologna, che a vederla da fuori, dalle strade, sembrava una città di pietre, sassi e mattoni, la terra di profido a cubetti e anche il cielo di intonaco sotto le volte dei portici. Poi si aprivano le ante di un portone e apparivano fiori, cespugli e alberi secolari, giardini grandi come piazze, foreste quasi, che attraversavano interi blocchi di case fino alla strada parallela. Aveva sempre pensato che se avesse sorvolato la città con un piccolo aereo, a bassa quota, l'avrebbe visto tutto quel cuore verde tra i tetti rossi di Bologna.
Bologna la dotta, con la sua antichissima Università che risale al 1088; Bologna la grassa, per la sua cucina ricca e sontuosa; Bologna la rossa, con i suoi mattoni medievali che donano la caratteristica colorazione alle sue strade, ai suoi muri, ai suoi portici. E' proprio Bologna la protagonista di questa storia, il romanzo in cui Carlo Lucarelli celebra il ritorno del suo personaggio più famoso. Quel commissario Achille De Luca, le cui inchieste, ambientate tra l'ultimo mese di Salò e le elezioni del 1948, hanno dato origine a una particolare mescolanza di giallo e storico, tratteggiando un periodo cupo e oscuro della storia del nostro paese.
Qui, in questo "Intrigo italiano", ritroviamo il commissario negli ultimi giorni del 1953, in una gelida Bologna coperta di neve, in cui i complessini jazz cominciano a diffondersi e a guadagnare terreno rispetto alle orchestre da balera e un timido benessere di vestiti fatti a mano e calze di nylon sembra alla portata di tutti. Sullo sfondo di una città che si prepara per festeggiare l'inizio del nuovo anno, oscuri personaggi riemersi da un passato torbido e mai dimenticato si muovono nell'ombra, per insabbiare i veri responsabili di un delitto che sconvolge la Bologna bene, e su cui il commissario è chiamato ad indagare.
La trama è ben sviluppata, anche se la storia gialla non è in effetti "fortissima": non ci sono clamorosi colpi di scena e colpevoli misteriosi, ma ho il sospetto che non fosse propriamente questo l'intento dell'autore. Lucarelli in effetti tratteggia un pezzo di Storia italiana, quella con la S maiuscola, che molti preferiscono dimenticare, attraverso la metafora di una piccola storia di provincia, con personaggi ambigui e mai del tutto buoni o cattivi. Lo stesso De Luca, in fondo, ha molte cose nel suo passato da nascondere e dimenticare.
Muovendosi per le strade di una città ritratta così vividamente da saltar fuori dalle pagine, e dare l'impressione al lettore di camminare accanto a lui per vicoli stretti e portici sotto cui ripararsi dalla neve, De Luca insegue l'esile filo delle sue sensazioni e, tenace, prova a dare alla giustizia un volto più umano.
Cheers,
Eva
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