Hello!
"Gli inglesi giocano a rugby perché lo hanno inventato; gli irlandesi ci giocano perché odiano gli inglesi e adorano le risse; gli scozzesi perché sono i nemici storici degli inglesi; mentre i gallesi hanno un vantaggio su tutti gli altri: ognuno di loro è nato su un campo da rugby o vi è stato concepito."
Peter Robbins, rugbista a 15 britannico
Oggi vi parlo di una lettura appena conclusa: "Perché proprio a me", di Stella Bright (Triskell Edizioni).
Trama (dalla quarta di copertina):
Glenna, componente dello staff tecnico della squadra di rugby dei Cardiffs, è un vero peperino, un maschiaccio. E una rossa da urlo. La sua vita viene letteralmente messa sottosopra dall’arrivo di un nuovo elemento dalla Repubblica Sudafricana: Johann Christiaan Van der Vaals. Perché le è toccata una simile punizione divina? Da parte sua sarà guerra su tutti i fronti, sia con le parole che con i fatti. Una guerra a colpi di insulti e sì, anche di schiaffi, perché Glenna è una tremenda ragazza irlandese, testarda e bellicosa e molto, molto prevenuta verso il nuovo acquisto della squadra.
Peccato che non abbia fatto i conti con i sentimenti, la passione e l’amore.
E peccato che non abbia neppure tenuto conto del ruvido fascino di Johann e dei suoi stupendi occhi da leone. Ma soprattutto non ha riflettuto sul fatto che di solito nell’acqua che non si vuol bere alla fine si finisce con l’annegarvi.
Sono stata invogliata alla lettura di questo breve romanzo (o racconto lungo) da diversi fattori: trovate qui la bella recensione che ne ha fatto il blog La Mia Biblioteca Romantica.
In primo luogo, l'argomento trattato è affascinante: il mondo del rugby, con i suoi protagonisti un po' eroi, che affrontano le sfide con coraggio e tenacia, senza paura di fronte a scontri anche violenti, e poi festeggiano tutti assieme nel terzo tempo, senza badare a chi ha vinto o perso, nello spirito di unione dettato dal giocare tutti allo stesso gioco.
Mi piace molto la definizione che dà del rugby Marco Paolini:
"Il rugby è uno sport da gentleman. Prima di tirare il pallone indietro al tuo compagno, tu devi controllare che lui stia bene, che sia ben disposto, aperto, disponibile, ottimista, non puoi tirargli un pallone vigliacco che gli arriva insieme a due energumeni che gli fanno del male. Però, mentre tu fai tutto questo bel ragionamento etico, ce n'è altri ventinove che ti guardano, di cui quattordici tuoi e quindici no, e di questi tre ti corrono addosso, due grossi e uno piccolo ma cattivo, e la prima tentazione è di dare il pallone al tuo compagno."
Nel romanzo di Stella Bright, traspare tutto lo spirito di squadra, l'amicizia e il rispetto che lega i giocatori di una squadra di rugby: decisamente una finestra interessante e attendibile su questo mondo forse poco conosciuto (sicuramente meno di quanto merita) ma molto amato.
La scrittura di Stella Bright (dietro questo pseudonimo si cela una scrittrice italiana) è fluida e sicura, "di mestiere", e rende la lettura molto piacevole. Valuto questo racconto (troppo breve per essere definito romanzo) molto positivamente, nonostante un difetto che mi impedisce di promuoverlo a pienissimi voti: la motivazione dell'odio di Glenna verso Johann, che mi è sembrata veramente assurda. So (per averlo appreso da altre recensioni) che, da tradizione, nel rugby gli afrikaaner venivano ostracizzati fino a tempi recenti per le questioni razziali ancora irrisolte nel loro paese, e quindi potrei capire una vaga antipatia nei confronti di un giocatore sudafricano che si "impone" in un campionato diverso, dall'altra parte del mondo... ma l'odio, il disprezzo e il fortissimo pregiudizio che Glenna mostra subito nei confronti del protagonista maschile sono davvero spropositati. Gli altri componenti della squadra, che magari avrebbero più ragioni di Glenna per essere ostili al nuovo arrivato, non fanno una piega, e lei invece lo tratta malissimo sin dal primo secondo, e nonostante lui si inserisca subito nel gruppo e venga accolto con piacere da tutti gli altri, Glenna invece si ostina a detestarlo. In effetti, non si può nemmeno parlare di conflitto tra i due, perchè Glenna lo odia (o meglio, crede di odiarlo) e fa di tutto per dimostrarlo, e certe volte, a mio parere, si rende anche un po' ridicola in questo, mentre il povero Johann non reagisce nemmeno a tutta questa ostilità. Forse sarebbe stato più credibile se Johann si fosse arrabbato un po' prima, visto l'atteggiamento di lei, ma tutto sommato è proprio la profonda differenza tra queste due persone, una sanguigna e l'altra tranquilla e pacata, a rendere interessante la coppia che si va formando.
E' lo stesso Johann che lo riconosce, quando si rende conto del sentimento che sta nascendo in lui per quella rossa terribile:
"Indomabile, sicuramente. Era una dote che lui apprezzava in una persona; in una donna questa caratteristica lo eccitava, lo faceva sentire vivo.
Imprevedibile, senza alcun dubbio. L'esatto opposto della propria pacatezza. Non si sarebbe mai annoiato con una donna simile. Sì, forse avrebbe rischiato di andare fuori di testa ogni momento, ma l'eterno sforzo di uscirne vincitore gli offriva un'emozione puramente virile. Johann si tese verso queste sensazioni, lasciò che colassero lentamente dentro di sé, impregnandolo."
Bello, veramente bello. Lo consiglio per una serata piacevole e divertente.
Per concludere, oltre al romanzo di Stella Bright, ecco una breve bibliografia romance sul rugby:
"Un amore ovale", Sabrina Parodi, A.CAR, 2012
"Un cuore ovale", Miriam Tocci, YouFeel RCS, 2014
"La meta del cuore", Miriam Tocci, YouFeel RCS, 2015
Gli ultimi due saranno presto oggetto di una mia chiacchierata qui sul blog.
Cheers,
Eva
Grazie Eva! Per quanto riguarda l'odio smodato di Glenna per quel pover'uomo di Johann ho calcato volutamente la mano per rendere più ridicole certe situazioni. Ho sbagliato a non mettere una nota per chi è all'oscuro di molte cose sul rugby. Questo “razzismo” rugbistico ha origini fondate sull’ apartheid sudafricana. Durante quel triste periodo la nazionale di rugby sudafricana - gli Sprinfbocks – ,simbolo dell’orgoglio afrikaner bianco e odiata dai neri, venne allontanata dalla Coppa del Mondo di rugby proprio a causa della segregazione razziale vigente in quel Paese; i neri non erano ammessi e le Nazioni partecipanti ai Mondiali di Rugby protestarono allontanandoli. Dopo circa 10 anni il Sudafrica venne riammesso, in seguito alla caduta del regime dell’apartheid e con l’avvento di Mandela; il film “Invictus” è il simbolo di questo avvenimento. Naturalmente i vecchi odi, i risentimenti, soprattutto i simboli sono difficile a morire, così nel mondo rugbistico i giocatori “afrikaner” hanno ancora un po’ questo marchio sebbene le cose siano cambiate notevolmente. Grazie di avermi dato l'opportunità di spiegami. A presto!
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