San Patrizio è appena passato... Ma i pensieri sono ancora nella mia amatissima Irlanda, e quindi ho pensato di proporre qui sul blogghino la mia recensione di un romanzo ambientato in parte lassù, nell'isola di smeraldo.
RECENSIONE
VUOI VEDERE CHE E' PROPRIO AMORE?
Viviana Giorgi
TRAMA (dalla quarta di copertina) È possibile che la vita viri dal grigio al rosso, passando per il rosa, nell’attimo di un respiro? A sentire Piera Aldobrandi, insegnante di inglese single, salutista e aspirante fotografa, la risposta è sì. Perché, quando incontra il cinico Jean, uno che segue le regole della statistica anche con le donne, l’amore esplode dentro di lei con il calore di una ballata irlandese, finendo per colpire, oltre la sua vita, anche il suo guardaroba che da grigio diventa rosso fuoco. Tutto inizia nel borgo milanese di Bang Bang. Tutta colpa di un gatto rosso, ma poi la storia si sposta in un’Irlanda che più romantica di così non si può, punteggiata da un coro di personaggi divertenti e improbabili e dalle canzoni eterne dei Beatles. Il gatto rosso? C’è anche lui, e se la ride sotto i baffi.
Devo premettere che con i lavori di questa autrice ho un rapporto ambivalente. Avendo letto sia i suoi contemporanei sia i suoi storici, ho potuto verificare che la preferisco quando è alle prese con storie e protagonisti del nostro tempo. I suoi libri contemporanei possono essere definiti, a mio parere, delle commedie romantiche e brillanti, e in alcuni casi si sono rivelati delle letture molto piacevoli: per esempio, il suo miglior lavoro è, a mio parere, la breve novella Un cuore nella bufera, e mi sono piaciuti molto anche Tutta colpa del vento (e di un cowboy dagli occhi verdi) e Alta marea a Cape Love.
Il discorso invece cambia se parliamo di questo suo ultimo romanzo, che purtroppo non mi ha convinta molto. Mi dispiace perché reputo Viviana Giorgi una brava scrittrice, e in più avevo grandi aspettative per questo suo romanzo, essendo ambientato in parte nella mia amatissima Irlanda, ma con mio grande dispiacere devo dare un giudizio non troppo alto perché ci sono state tante, troppe cose che non mi hanno convinto.
Il romanzo in sé non è affatto male: la cosa migliore, ad esempio, sono le ambientazioni. Adoro la Milano particolare e diversa che Viviana riesce a tratteggiare, con il borgo delizioso e un po' fuori dal tempo in cui sono ambientate gran parte delle sue storie italiane, lontana anni luce dalla solita immagine che abbiamo di città frenetica e dedita solo al lavoro. L'Irlanda descritta dalla Giorgi, poi, è magica e affascinante, fa venir voglia di prenotare un volo e partire appena chiuso il reader: Bellissimo l'episodio nel Dunbeg Ring Fort, dove sono stata anch'io... leggerne mi ha riportato alla mente le sensazioni e le emozioni che avevo provato muovendomi di persona tra le antiche pietre dei clochans.
La trama del romanzo è abbastanza classica, sviluppata con evidente mestiere e la narrazione è arricchita da alcune belle descrizioni di ambienti insoliti e pittoreschi (per esempio, il castello del matrimonio).Ci sono però parecchie incongruenze temporali e spaziali nella trama, che mi fanno quasi pensare ad un editing non troppo accurato: tante imprecisioni e errori fastidiosi si sarebbero potuti evitare, come ad esempio il fatto che Jean, come dichiara lui stesso, abbia fondato la sua società di successo quasi vent'anni prima, subito dopo laurea e master prestigiosi. Avendo quarantuno anni mentre si svolge la storia, quando ha conseguito tutti questi titoli accademici: prima dei vent'anni? Comunque sarei passata sopra a tutte queste imperfezioni temporali e logiche (a volte dei veri e propri errori, come confondere l'emisfero australe e quello boreale), se non fosse che il difetto principale del romanzo sta in quello che, per me, è il cuore di ogni libro: quello che funziona meno in questo romanzo, secondo me, sono ahimè proprio i personaggi principali: Piera e Jean.
Li ho trovati scontati, banali, inverosimili e bidimensionali, soprattutto considerando il contesto e la loro età. Insomma, lui ha più di quarant'anni e si comporta e pensa come un adolescente, lei ne ha solo sette di meno e si agita come una ragazzina alle prime armi. L'esempio più lampante è nell'equivoco che si trascina per tutto il libro (non dico di più per non spoilerare) che persone adulte avrebbero risolto parlandone già dopo poche pagine e che invece resiste fino a poche pagine dalla fine.
Non capisco poi gli accenni fatti alle caratteristiche dei personaggi nella sinossi (lei timida, lui uno statistico), che non pesano minimamente nella storia. Lei mi sembra tutto fuorché timida e compassata, infatti non si capisce perché si veste sempre di grigio (salvo poi, ovviamente, togliersi gli abiti dimessi e smorti e rivelare un corpo mozzafiato), lui non ha affatto la personalità di un matematico, ma naturalmente è ricco, bello, di successo, sempre circondato da modelle anoressiche che mangiano solo insalata, in passato giocatore semi professionale di rugby (pure? dove l'ha trovato il tempo?), con casa a Portofino e Norton di ordinanza (a proposito, non si va a 150 km/h in autostrada, è un reato!).
Le resistenze che lui ha nei confronti di una storia seria sono motivate da "qualcosa" che è successo nel suo passato, d'accordo, ma un minimo di approfondimento sarebbe stato meglio. L'intera vicenda viene liquidata in meno di una pagina, e francamente mi sembra esagerato che dopo quindici anni da una delusione d'amore, a quarant'anni suonati, ci si comporti come un "tombeur de femme", sempre attento a non concedere a nessuna più di una botta e via (una cosa che mi ha sempre fatto tanta tristezza).
Infine, un piccolo particolare che ha contribuito non poco ad abbassare il mio godimento di questo libro: i continui, fastidiosi riferimenti a pubblicità italiane vecchie e nuove usate come intercalare colloquiale: "l'uomodelmonte ha detto sì", "no autoritratto, no party", "maschio chenondevechiederemai", "come nella pubblicità di quella carta di credito, non ha prezzo"... Incisi che, a mio parere, vorrebbero dare spigliatezza e leggerezza alla narrazione e che invece caratterizzano troppo il romanzo e gli danno una connotazione troppo provinciale.
Parlando però di Irlanda, uno dei meriti del romanzo è quello di diffondere la meravigliosa Danny Boy: una ballata irlandese tra le più famose al mondo, che riunisce gli irish sparpagliati negli angoli del pianeta in un canto meraviglioso e da brividi. Qui sotto trovate il link alla splendida versione di Sinead O'Connor, forse una delle più belle mai ascoltate:
Cheers,
Eva
Bellissima e completa recensione! Complimenti. Non conoscevo l'autrice quindi non so se potrebbe piacermi o meno, ma i tuoi giudizi sono stati molto precisi e ben dosati su questo libro. Mi sembra di averlo già letto!!
RispondiEliminaSai Nik, forse per questo romanzo la delusione è stata anche determinata dalle aspettative che avevo... pensavo: Irlanda, commedia brillante, autrice che in passato mi era piaciuta molto di più... un vero peccato che i personaggi principali non siano stati all'altezza del contesto.
EliminaComunque Viviana Giorgi scrive bene, se leggerai "Un cuore nella bufera" o qualcos'altro dei suoi contemporanei più riusciti poi vienimi a dire che cosa ne pensi.
Grazie Eva per questa tua articolata recensione, per averla postata anche su Amazon e grazie soprattutto per aver letto questo e altri miei romanzi. Il tempo che una lettrice mi dedica lo trovo sempre un dono preziosissimo.
RispondiEliminaAncora grazie e Buona Pasqua a te e alle lettrici del blog!
Ciao!
Viviana
ps Danny Boy, hai ragione, è una ballata fantastica!