Torno oggi sul blog per parlarvi di un bel libro che mi ha fatto compagnia nelle scorse settimane. Ve ne parlo soprattutto perché mi ha sorpreso molto, assolutamente non mi aspettavo che mi sarebbe piaciuto così.
RECENSIONE
L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE
Lorenzo Licalzi
Rizzoli, Agosto 2015
TRAMA: Pietro Rinaldi ha ottant'anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è
convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia
penne all'arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle
persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri!
Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l'umanità... fino a
quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne.
Lui ha l'entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia
abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura
di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma,
a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare.
Sul sedile posteriore c'è Sid, l'enorme incrocio tra un San Bernardo e
un Terranova - vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola
andata si trasforma in un'avventura on the road, piena di deviazioni e
ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi
di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a
sorprenderti. "l'ultima settimana di settembre" è il racconto esilarante
e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se
stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più
profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che
richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono
impresse indelebili dentro di noi.
Chissà quanti cominciavano a sentirsi non più tanto giovani. Prima dei trent'anni non capita mai, ma a quaranta cominci a pensare "quanto ero giovane a trenta", a cinquanta lo stesso, a sessanta idem: pensi "quanto ero giovane a cinquant'anni", e pensi, ancora: "E quasi mi sembrava di essere vecchio". E poi a settanta ti sembra che a sessant'anni eri un bambino, e solo a ottanta capisci che invece vecchio lo sei soltanto ora...
Che meraviglia quando un libro ti soprende e ti conquista, senza che tu sia in alcun modo preparata a incontrare una storia toccante e profonda! Che bellezza scoprire un piccolo gioiello per puro caso! Da questo libro ero attratta solo dalla splendida copertina e poi ho invece incontrato una storia magnifica e dolcissima, che mi rimarrà a lungo nel cuore.
Pietro Rinaldi è un personaggio fantastico, ironico anzi caustico e dissacrante: per lui tutto è materia di discussione e di "demolizione", non esiste niente di sacro, inviolabile e intoccabile. Spitiro anarchico, libero, non ha peli sulla lingua e non ha più niente da perdere: ha deciso che la farà finita quando e come vuole lui, perché non la darà vinta nemmeno alla morte e ormai ha esaurito la voglia di restare su questo triste e disperato pianeta.
Suo nipote Diego è un quindicenne saggio e profondo, molto più della sua età, che conosce poco e del quale ha quasi paura.
Una terribile disgrazia li unisce quasi contro la loro volontà: Pietro è costretto a rimandare i suoi propositi di "fuoriuscita dal mondo" e si ritrova costretto ad accompagnare il nipote da Genova a Roma. Per l'occasione tira fuori dal garage, per la prima volta da quando è morta l'amatissima moglie, la magnifica Dea, la macchina della felicità, e a bordo di quest'ultima i due intraprendono un viaggio on the road attraverso un'Italia di provincia, con frequenti deviazioni per andare a trovare vecchi e nuovi amici, e vivere avventure splendide nella loro semplicità. Che meraviglia riscoprire insieme, dopo tanti anni, il piacere di una lunga e silenziosa battuta di pesca nella secca del Tinetto, insieme all'amico Cesare, di poche parole ma tutte giuste! Che gusto a ritrovare intatta la propria vena polemica e zittire un insopportabile broker tronfio e arrogante, incrociato per caso nel corso di un'improbabile reunion di vecchi compagni di scuola, in cui i due viaggiatori si sono imbattuti quasi per caso durante una deviazione!
La storia scorre che è un piacere verso un finale dolce e commovente, tra risate e lacrime di commozione. Sì, lacrime, mica mi vergogno a scriverlo, perché sono state lacrime di quelle belle: di nostalgia, di emozione, anche un po' di tristezza, certo. Perché alla fine è così che è la vita: dolceamara.
Provo una nostalgia struggente di quando ero bambino con loro, insieme, noi tre. Il nonno mi diceva che anche a lui capitava la stessa cosa, nonostante i suoi genitori fossero morti quando aveva più di cinquant'anni, e che uno dei motivi per cui provava più nostalgia dell'infanzia, piuttosto che della giovinezza, era proprio questo: il ripensarsi, anzi, il rivedersi ogni tanto bambino con i genitori giovani e forti, protetto come dentro un guscio di noce.
Cheers,
Eva
ho letto un libro di questo autore ma non mi aveva convinta, magari però ci riprovo
RispondiEliminaCiao! Bella recensione, sono incuriosita da questo libro e se ti ha regalato così tante belle emozioni credo proprio che lo leggerò anche io..la trama è molto dolce :)
RispondiEliminaCiao Eva, la tua recensione mi ha incuriosita: mi sembra un romanzo molto intenso e originale!
RispondiEliminaMe lo segno. Non sei la prima che me ne parla in modo positivo.
RispondiEliminaCiao da Lea