RECENSIONE
Autore: Henning Mankell
Traduttore: Giorgio Puleo
Titolo originale: Steget efter
Pubblicazione italiana: 2010, Marsilio Editori
TRAMA: Notte di solstizio. Tre giovani si incontrano in un bosco dell'Osterlen: sta per iniziare una cerimonia segreta in onore dell'estate, ma qualcuno li osserva di nascosto. La loro festa si tinge di sangue. Due foto ritrovate tra le carte di un collega assasinato convincono Wallander che gli omicidi sono collegati. Ora la polizia di Ystad è alle prse con gli inquietanti segreti di "uno di loro", un uomo che credevano di conoscere.
La settima inchiesta del commissario Wallander.
Recentemente scomparso, Henning Mankell è l'autore che, insieme allo Stieg Larsson della trilogia Millennium, ha fatto scoprire alle nostre latitudini calde il cosiddetto "giallo nordico", aprendo la strada ad una miriade di autori, più o meno bravi, che portano quotidianamente le gelide atmosfere del nord a raffreddare i nostri bollenti spiriti latini.
Io amo molto i gialli, e mi piacciono davvero tanto Mankell e il suo principale personaggio, Kurt Wallander, il commissario di polizia di Ystad. Devo però dire che i suoi libri sono tutt'altro che rompicapi investigativi ed avventurosi in cui la trama e l'intreccio fanno la parte del leone nella narrazione: se cercate questo da un giallo, le avventure del commissario Wallander non fanno per voi.
Le inchieste del commissario sono invece perfette se cercate storie forti, introspezione psicologica, atmosfere cupe e fredde anche in piena estate, personaggi al limite, disturbanti, e dubbi, soprattutto dubbi, invece di certezze: il lieto fine risolutivo, la spiegazione che mette tutto a posto, al termine della storia, spesso non c'è. O meglio, ovviamente la trama immediata, l'intreccio poliziesco, si risolve con logica, ma è tutto quello che c'è dietro, la miseria umana dietro ai crimini in seno ad una società, quella svedese, sempre meno perfetta, l'angoscia di chi combatte il male inspiegabile, quella aleggia, rimane nel lettore anche dopo che ha chiuso il libro (spento il reader), e spinge a interrogarsi, e a pensare.
Questo libro, il settimo nella serie delle inchieste di Wallander, non fa eccezione.
C'è un assassino brutale, che sembra uccidere senza un perché, e pianificare accuratamente i duoi delitti sfidando la polizia a fermarlo, e ci sono i poliziotti, che cercano di capire chi è, perché agisce in quel modo, e quale sarà la sua prossima mossa. L'indagine procede a rilento, imbocca vicoli ciechi, si ripiega su sé stessa. L'assassino fallisce uno dei suoi delitti, ma sarà davvero così?
Non spenderò parole a descrivervi la trama: ovviamente, gran parte del fascino dei libri di Mankell è aspettare la fine per scoprire come Wallander, finalmente, riuscirà a trovare il modo di arrivare alla soluzione.
Voglio però dire qualcosa sul protagonista indiscusso, il commissario Wallander, che sullo schermo è stato (tra gli altri) interpretato in maniera eccezionale dal grandissimo Kenneth Branagh, in una produzione BBC.
Kurt Wallander è un uomo rotto: la sua vita personale è costellata di fallimenti, con la ex-moglie rancorosa, con il padre che non ha mai acettato il suo voler essere un poliziotto, con una figlia che non vede mai, e con cui sta cercando faticosamente di recuperare un rapporto. E' un uomo triste, fondamentalmente depresso, affaticato dalla vita, dolorosamente consapevole delle sue difficoltà a continuare con un lavoro sempre più duro, affrontando crimini sempre più insensati nella sua Svezia, un tempo così bella e ora sempre più "dannata".
E tuttavia resiste, perché forse, in fondo al cuore, sa che il suo lavoro non è solo qualcosa che fa: è anche qualcosa che è, e che non potrà cambiare mai. Kurt Wallander, nonostante tutto, non si arrende.
Sarebbe riuscito a resistere, ad avere la forza di continuare? Si guardò intorno senza trovare una risposta. Le onde erano mute.
Era però sicuro che la vita si sarebbe fatta sempre più dura. Che vi sarebbero state sempre più prsone emarginate, sempre più giovani che non avrebbero ereditato altro se non la percezione di non essere necessari. Sbarre, recinti e mazzi di chiavi sempre più grandi avrebbero caratterizzato gli anni a venire.
Capì anche che essere poliziotto significava una sola cosa. Opporre resistenza. Combattere, a dispetto di tutto...
E poi, c'è un'altra protagonista nei romanzi di Mankell, che me li fa amare a dispetto di tutto: la Svezia.
La pioggia aveva reso l'aria fresca. L'odore delle alghe marce era svanito. Il tempo caldo e secco era durato più di due settimane. Le nuvole di pioggia si erano spostate a nord. Ma faceva ancora caldo. Non c'era vento. Il movimento del mare contro la linea della spiaggia era quasi impercettibile.
Se amate le atmosfere del grande nord, la sua luce particolare, le sue infinite giornate estive, i suoi cupi inverni, questi romanzi non potranno che affascinarvi, e spingervi a conoscere sempre meglio questo paese così lontano da noi, così mutevole e sfaccettato, dal cuore caldo ricoperto di gelo, dove tutto sembra sempre uguale a sé stesso, e invece è ogni minuto diverso.
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